I padiglioni di Italia e
Spagna alla prima edizione MaltaBiennale Art, la manifestazione
lanciata quest'anno su ispirazione del secolare esempio di
Venezia, sono stati inaugurati ieri dagli ambasciatori dei due
paesi a Malta, Fabrizio Romano e José Maria Muriel. Negli spazi
della storica Villa Portelli, nella località di Kalkara, a
rappresentare l'Italia è una installazione dell'artista Eugenio
Tibaldi intitolata 'Inclusione informale'.
"Sono particolarmente lieto di aprire, insieme all'
ambasciatore spagnolo Muriel, i nostri Padiglioni nazionali per
l'edizione inaugurale della Biennale di Malta 2024 - ha detto
Romano - La partecipazione di entrambi i nostri Paesi a questa
prima edizione della Biennale è una testimonianza concreta della
significativa interazione culturale esistente non solo a livello
bilaterale tra Italia e Malta e tra Spagna e Malta, ma anche a
livello regionale, poiché condividiamo un unico spazio di
creatività, il Mar Mediterraneo".
Tibaldi, che ha esposto in tutto il mondo (da Napoli a New
York, passando per Istanbul, Cairo, Roma, Salonicco, Berlino,
Caracas, Bruxelles, Addis Abeba, Mumbai, Manila e New York),
sfrutta appieno gli spazi di Villa Portelli, con l'obiettivo di
evidenziare i diversi tempi e vite che l'hanno attraversata.
"L'installazione - osserva in una nota l'ambasciata italiana
- fa emergere storie dimenticate e svela l'invisibile, mentre
allo stesso tempo decostruisce quella retorica che, partendo da
un particolare punto di vista, ha determinato un racconto unico
sull'Europa e sul Mediterraneo creando gerarchie e
subordinazioni immediatamente riconducibili a ragioni economiche
e rapporti di potere. Informal Inclusion esplora le dinamiche
marginali, evidenzia il complesso rapporto tra economia e
cultura contemporanea e offre uno sguardo trasversale sul tema
dell'immigrazione".
L'opera di Tibaldi "fa riferimento al rapporto
contraddittorio tra bene e male: una serie di 'attivatori'
inconsapevoli accendono una luce sul passato dell' isola e, allo
stesso tempo, rivelano poeticamente la violenza di un mondo in
cui i processi migratori ridisegnano le mappe del nostro
territorio e ripropone il trauma del represso coloniale".
"Inclusione Informale - conclude la nota - si riferisce alla
storia e all'attualità del Mediterraneo, consapevole che la
rigenerazione del mondo passa attraverso una marginalità che
resiste alle narrazioni e finisce per contaminare e ibridare lo
spazio che attraversa".
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