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New York, il killer: 'Halloween per uccidere di più'

New York, il killer: 'Halloween per uccidere di più'

02 novembre 2017, 09:58

Redazione ANSA

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Un 'immagine dell 'attentato a New York © ANSA/EPA

Un 'immagine dell 'attentato a New York © ANSA/EPA
Un 'immagine dell 'attentato a New York © ANSA/EPA

Il killer di New York, Sayfullo Saipov, ha pianificato l'attacco per ''oltre un anno'' e lo ha compiuto in nome dell'Isis, seguendo il copione descritto dai manuali online del sedicente Stato islamico e ''guardando oltre 90 video dell'Isis, incluso uno di Al Bagdadi''. L'aggressore di Halloween e' accusato ora dalla polizia di New York e dell'Fbi di terrorismo, e appare in tribunale su una sedia a rotelle. Le accuse nei confronti di Saipov sono dettagliate in 10 pagine, che offrono uno spaccato del killer. Sui suoi dispositivi elettronici sono state trovate migliaia di immagini dell'Isis e video su uccisioni di prigionieri da parte dei militanti, ma anche decapitazioni e istruzioni per bombe fatte in casa. Il killer ha ammesso con gli investigatori di essersi ispirato da questi video dell'Isis per condurre l'attacco e di aver scelto di agire il giorno di Halloween per poter uccidere un maggior numero di persone. Il suo obiettivo era quello di percorrere sul suo furgoncino diverse miglia, da Tribeca al ponte di Brooklyn. Saipov ha anche ammesso di aver noleggiato un furgoncino simile a quello usato per l'attacco il 22 ottobre per ''esercitarsi'' e chiesto di poter aver una bandiera dell'Isis nella sua camera di ospedale. Le indagini in corso hanno mostrato che Saipov, uzbeko di 29 anni, e' arrivato negli Stati Uniti nel marzo del 2010 con una Green Card vinta alla lotteria annuale che ieri ha fatto ripiombare la Grande Mela nel terrore e che, parole sue, voleva "uccidere ancora". "Si è radicalizzato qui", ha riferito il governatore di New York Andrew Cuomo, descrivendolo come un "lupo solitario". Per ora non ci sono infatti elementi che lo leghino a un'organizzazione terroristica o ad un piano più ampio: in passato è stato fermato solo per infrazioni stradali e non è mai stato oggetto di un'indagine dell'Fbi, pur essendo stato interrogato nel 2015 per aver avuto contatti con persone indagate per terrorismo. Vicino al furgoncino sono stati trovati diversi coltelli, una bandiera dell'Isis e un appunto scritto a mano in arabo: "L'Isis vivrà per sempre". Il giallo però è che secondo un conoscente Saipov "parlava poco l'inglese, male il russo e per nulla l'arabo, che non sapeva neppure leggere". Maggiori dettagli si attendono dagli interrogatori in corso. La polizia e l'Fbi hanno sentito la moglie, che abita in New Jersey, a Parteson, insieme ai loro tre figli, e perquisito la loro abitazione, trovando materiale legato all'Isis nel suo pc.

Ma è soprattutto da Saipov che si attendono spiegazioni: il terrorista è in ospedale, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico, al termine del quale gli investigatori hanno iniziato a interrogarlo. Il killer, hanno raccontato gli inquirenti, non ha mostrato alcun segno di pentimento, anzi è "orgoglioso" dell'attacco e avrebbe detto che "voleva continuare a uccidere" se non fosse finito con il furgoncino contro il pulmino della scuola vicina al luogo dell'attacco. Saipov è arrivato negli Stati Uniti sette anni fa, trasferendosi inizialmente in Ohio. "Era un lavoratore. Ha passato i primi tempi a migliorare il suo inglese. Gli piaceva dormire fino a tardi", dice Bekhzod Abdusamatov, 22enne che è stato presentato al killer dal padre appena arrivato negli Usa. Dopo l'Ohio Saipov si è trasferito in Florida, dove ha lavorato come camionista. "Era una brava persona, non sembrava un terrorista. Era contento di essere qui", ricorda Kobijion Matkarov, 37enne di origine uzbeka che ha conosciuto Saipov a Fort Meyers. Dalla Florida si è poi spostato a Paterson per essere più vicino alla famiglia della moglie. E' lì che ha iniziato a lavorare come autista di Uber, dove era entrato dopo aver superato tutti i controlli. A Paterson Saipov frequentava la moschea, la stessa finita nel 2006 nel mirino del criticato programma di sorveglianza della comunità musulmana della polizia di New York, interrotto nel 2014. Negli ultimi tempi il giovane era cambiato. "Era diventato aggressivo" e aveva avuto alcuni diverbi con altri uzbeki su questioni religiose, "mostrando di avere posizioni estremamente radicali", spiegano alcuni conoscenti. "Ha chiuso i contatti con noi" dopo una discussione per motivi religiosi, racconta un altro conoscente della comunità uzbeka dell'Ohio. "Avevamo discusso di cose religiose e lo avevamo messo in guardia per il suo estremismo". Poi "si è chiuso in se stesso, sembrava depresso". Fino all'esplosione di follia di ieri. "E' un animale", lo ha definito Donald Trump, spalancandogli le porte di Guantanamo. "Certamente lo considererò", ha tagliato corto.

 

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