La presidenza Trump sta cambiando radicalmente il rapporto dell'America con il mondo. 'America First' non è solo uno slogan ma la sintesi di una dottrina che porta gli USA a un sempre minore impegno verso l'esterno. E se Trump verrà rieletto questa rivoluzione geopolitica cambierà il mondo per decenni, e diverrà probabilmente irreversibile. E' questo, in sintesi, quanto sostiene uno studio coordinato dal segretario generale della Fondazione Italia USA, Corrado Maria Daclon, docente e tra i maggiori esperti di geopolitica, che sarà pubblicato su Gnosis, la rivista di intelligence edita dall'AISI, l'Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna del governo italiano.
In caso di rielezione del presidente Trump - è la tesi dell'analista Daclon - assisteremo ancor più ad un'America che guarda ai suoi confini e ai suoi interessi primari e non più come in passato concentrata sull'esportazione di democrazia in Medio Oriente o in altre aree remote. Sempre meno interessata a organizzazioni considerate obsolete come la NATO, e più disposta invece ad alleanze 'à la carte'.
"I due scenari possibili nel 2020, la rielezione o meno del presidente per altri quattro anni - sintetizza l'analisi - lasciano aperte due visioni antinomiche e conflittuali della dottrina americana". "Un proseguimento della presidenza Trump permetterebbe di consolidare in modo strutturale il disimpegno verso l'esterno, anche dal punto di vista strategico e militare - sostiene ancora lo studio - e quindi l'abbandono di ogni visione di potenza unipolare. Un disimpegno di sistema di questa portata richiederebbe tempi molto lunghi per essere eventualmente rovesciato da un futuro presidente, e non è detto che con la velocità dell'evoluzione degli scenari questo sia possibile, perché ogni spazio geopolitico abbandonato viene occupato da altri, un po' come nella fisica."
"Negli USA - continua il magazine dell'intelligence italiana - viene predisposto alla fine degli anni Novanta, nel 1998, il noto 'Project For The New American Century', il progetto per un nuovo secolo americano. Negli anni il progetto riceverà molte critiche sia da democratici che repubblicani ma ancor più consensi, anche questi bipartisan. Sul progetto convergeranno importanti neocon come lo scomparso John McCain e liberal come Hillary Clinton. E non è un caso, durante le ultime elezioni presidenziali statunitensi, che entrambi si siano trovati sulle medesime posizioni nell'avversare la corsa di Donald Trump in quanto non favorevole a sostenere la visione unipolare dell'impegno americano per il pianeta, mostrandosi invece - conclude Corrado Maria Daclon - per il disimpegno degli Usa da un nuovo ordine geopolitico globalizzato". "Dal 3 novembre 2020, a urne chiuse - sostiene infine il rapporto - non si conoscerà solo il nome del presidente americano ma si potrà comprendere
l'indirizzo geopolitico e geostrategico a cui guarderanno gli Stati Uniti, e il mondo, per i prossimi decenni".
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