Robert E. Crimo III è stato accusato di sette omicidi di primo grado, "accuse che garantiranno una condanna a vita senza possibilità di libertà condizionale": lo ha annunciato Eric Rinehart, attorney statale della conte di Lake, teatro della sparatoria durante la parata del 4 luglio. Il procuratore ha preannunciato "molte altre accuse", anche per i tentati omicidi e le vittime psicologiche, e chiederà che il giovane sia detenuto senza possibilità di rilascio su cauzione.
Crimo "pensava seriamente" di compiere un'altra strage nell'area di Madison, sempre nell'Illinois, ha riferito la polizia.
Un attacco "premeditato da settimane" ma senza un movente preciso. A 24 ore dalla strage del 4 luglio alla periferia di Chicago, cominciano a emergere dettagli sulla strage, incluso il profilo del killer, Robert E. Crimo III. Un ventenne solo, frustrato ed emarginato, un rapper con la passione per le rime violente, fan a tempo perso di Donald Trump.
La mattina della parata per il giorno per l'indipendenza il killer è salito sul tetto di un edificio che si trovava lungo il percorso usando una scala anti-incendio con un fucile ad alta capacità in mano e ha cominciato a sparare sulla folla ignara. Settanta colpi, ha precisato la polizia, che potevano uccidere molte più persone delle sette che ha freddato e le 38 che ha ferito. Poi ha mollato la sua arma e si è mescolato alla folla indossando vestiti da donna, forse anche una parrucca, per mimetizzarsi e nascondere i tanti tatuaggi su viso e collo. Quindi Crimo è andato dritto a casa della madre e ha preso la sua Honda prima di essere fermato dalla polizia che sull'auto ha trovato un altro fucile. Una sequenza di eventi molto ben studiati, che fanno pensare che l'attacco sia stato "premeditato da settimane", eppure senza un obiettivo preciso.
Al momento, infatti, la polizia non ha trovato un movente ed ha escluso motivazioni religiose o razziste. L'attacco casuale di uno squilibrato che ha spezzato la vita di sette persone con un'arma acquistata, ancora una volta, legalmente e facilmente. E che forse, ancora una volta, si poteva evitare, come emerge dall'esame del suo profilo social ma anche da due episodi del 2019. Il primo è il suo tentato suicidio nell'aprile di quell'anno, un evento trattato dai servizi di salute mentale. Il secondo cinque mesi dopo, quando minacciò di "uccidere tutti", come hanno riferito gli investigatori, aggiungendo che la minaccia era rivolta ai famigliari. Gli agenti intervenuti sequestrarono 16 coltelli, una spada e un pugnale ma non procedettero con l'arresto perché non c'era un valido motivo e i famigliari non fecero denuncia. Nonostante ciò, il giovane, che ora starebbe collaborando alle indagini, riuscì ad acquistare ben cinque armi, tra fucili e pistole. Analizzando i profili social emerge inoltre che Crimo, noto con il il nick name di 'Awake the rapper', aveva manifestato comportamenti violenti nonostante, come sempre in questi casi, la famiglia lo descriva banalmente come un ragazzo "tranquillo e solitario".
In uno dei video pubblicati dal killer, ed ora rimosso da Youtube assieme a tutti quelli che aveva postato, si vede un personaggio creato al computer in tenuta tattica e un fucile in mano puntato contro una persona inginocchiata, le mani alzate che implorano pietà. In un altro c'è Crimo stesso con indosso un elmetto e un giubbotto anti-proiettile dentro l'aula di una scuola accanto ad una bandiera americana e una voce fuori campo che dice: "Ho bisogno di andarmene ora. È il mio destino. Tutto ha portato a questo; niente può fermarmi, nemmeno me stesso". In un altro video il killer grida: "Libertà. Libertà. Libertà. Libertà? Libertà." E ancora: "Odio quando gli altri ottengono più attenzione di me su Internet".
Poi c'è la passione per Trump. In un filmato Crimo aspetta un corteo presidenziale assieme ad altri sostenitori, in un altro partecipa ad un comizio dell'ex presidente a Chicago a settembre 2020 mascherato come il personaggio della celebre serie di libri per bambini 'Dov'è Waldo'. Mentre il 27 giugno del 2021 posta una foto di sé avvolto nella bandiera di Trump, 'Make America Great Again'. Gli analisti non sono sicuri che tutti questi dettagli possano caratterizzare il killer del 4 luglio come un sostenitore tout court dell'ex presidente. Ma di certo era immerso in quella sottocultura che prolifera ai margini di Internet e di cui era imbevuto anche il killer di Uvalde, Salvador Ramos, e tanti altri stragisti prima di loro. Così, per l'ennesima volta, l'America si ritrova a piangere le sue vittime con le bandiere a mezz'asta in una città, Highland Park, che ha vietato le armi d'assalto nove anni fa e in uno Stato, l'Illinois, che ha una delle leggi sulle armi più restrittive degli Usa e uno dei tassi più bassi di diffusione delle armi d'assalto.
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