Il Canada ha espulso oggi un diplomatico indiano, ritenendo che Nuova Delhi possa essere responsabile dell'assassinio di un leader sikh avvenuto nel Canada occidentale lo scorso giugno.
Lo ha annunciato il ministro degli Affari esteri canadese.
"Le accuse secondo cui un
rappresentante di un governo straniero possa essere stato
coinvolto nell'omicidio di un cittadino canadese qui in Canada,
sul suolo canadese, non solo sono preoccupanti, ma sono del
tutto inaccettabili", ha precisato Mélanie Joly. "Pertanto, oggi
abbiamo espulso un alto diplomatico indiano dal Canada", ha
aggiunto. Le relazioni tra i due paesi sono diventate tese negli
ultimi mesi dopo l'assassinio del leader sikh e le proteste che
ne sono seguite in Canada. Ottawa, in particolare, ha
recentemente sospeso i negoziati per un accordo di libero
scambio con l'India. New Delhi, da parte sua, accusa il governo
canadese di chiudere un occhio sulle attività dei nazionalisti
sikh radicali che sostengono la creazione di uno stato sikh
indipendente nel nord dell'India. Il primo ministro indiano,
Narendra Modi, ha espresso la sua "profonda preoccupazione per
le continue attività anti-indiane di elementi estremisti in
Canada" durante il suo incontro con Justin Trudeau, in occasione
dell'ultimo incontro del G20 in India, all'inizio di settembre.
Il Canada è il paese con il maggior numero di sikh al di fuori
del loro stato d'origine, il Punjab, in India.
Immediata la reazione dell'India che poche ore dopo ha
annunciato di aver ordinato a un alto diplomatico canadese di
lasciare il Paese. La decisione di Nuova Delhi riflette la
"crescente preoccupazione per l'interferenza di diplomatici
canadesi negli affari interni e per il loro coinvolgimento in
attività anti-India", ha dichiarato il ministero degli Affari
Esteri indiano in un comunicato.
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