Da sempre Giorgio Napolitano spinge affinché siamo approvate le riforme che servono all'Italia, ma sempre il presidente ha chiesto ai diversi Governi che si sono succeduti di non mettere troppa carne al fuoco, di non presentare decreti "monstre". Insomma, meglio un po' più di tempo per confezionare provvedimenti lineari e inattaccabili di una fretta pur comprensibile, visti i tanti problemi che ha l'Italia, ma che rischia di essere controproducente. Studiare con cura, quindi, il crono-programma di una serie di riforme da far "tremare le vene nei polsi", come ha detto lo stesso Renzi.
C'è massimo riserbo al Quirinale dopo il colloquio di un'ora e mezzo tra il capo dello Stato e il premier Matteo Renzi che gli ha illustrato nel dettaglio come intende muoversi sia in Italia che a Bruxelles. Ma già dalle parole di questa mattina di Napolitano si percepiva una certa voglia di capire cosa stesse veramente preparando l'esecutivo dopo i tanti annunci a mezzo stampa.
E se dal Colle si ricorda che l'azione legislativa spetta al Governo e al Parlamento non è certo casuale che dal Quirinale sia uscito solo un laconico comunicato nel quale si informa che Napolitano "è stato informato sulla fase finale della preparazione dei provvedimenti, sia sulla giustizia, sia sullo sblocco di procedure attuative di misure economiche su cui si pronuncerà il Consiglio dei ministri di domani". Sarà forse un caso che poco dopo il Governo ha annunciato che la presentazione delle linee guida sulla scuola esce dall'agenda del già corposo Consiglio dei ministri di domani.
E anche se il Governo precisa che la decisione è stata presa per evitare l'ingolfamento di misure in cdm, è probabile che il presidente abbia invitato Renzi a prendersi più tempo su una riforma così complessa - e onerosa - come quella della scuola. A chi gli chiedeva in mattinata durante una visita privata a Mestre se il Governo stesse lavorando bene, Napolitano ha risposto con un prudentissimo "aspettiamo il cdm di domani e lo vedremo tutti". Che non significa ovviamente che il presidente sia perplesso dalle riforme che Renzi ha messo in cantiere: ma è chiaro che alla ripresa autunnale e che con il Paese in stagnazione gli errori possono essere fatali.
Nel colloquio al Quirinale c'è stato anche spazio per un focus sulla battaglia per le nomine europee che seguirà di appena 24 ore il Cdm. Anche qui la posizione del Colle sembra essere più articolata di quella di palazzo Chigi: Napolitano, appassionato europeista, da tempo consiglia il giovane premier di non sottovalutare gli avversari e di avere sempre pronta una strategia alternativa ove le cose si mettessero male per la nomina di Federica Mogherini alla guida della politica estera europea.
Scuola: "rimandate" a settembre Linee guida per "ingolfo misure", niente Cdm
Niente Cdm per le Linee guida sulla scuola, che a questo punto sono "rimandate" a settembre, per evitare l'ingolfamento di misure nel Consiglio dei ministri di fine agosto, dove già approderanno lo Sblocca-Italia e la giustizia. Decisione presa anche perché il documento di riforma dell'istruzione è già stato approntato da Viale Trastevere ed è pronto per l'esame di una prossima riunione dei ministri a Palazzo Chigi.
Bisognerà attendere, quindi, per avere un quadro certo delle Linee guida che dovrebbero contenere revisione delle supplenze; valorizzazione del merito e abbandono del precariato; sponsor privati e aperture alle scuole paritarie; organico funzionale a livello di istituto e/o di area territoriale. Una ricca agenda il cui piatto forte saranno indubbiamente le assunzioni. Dovrebbero arrivarne almeno centomila. Si tratta di precari che entrerebbero in 'ruolo' (con un costo che, secondo fonti sindacali, si aggira, sui 400-500 milioni), ancora non è chiaro se diluiti in tre anni (nel qual caso, fanno notare fonti sindacali, servirebbero più o meno a coprire il fisiologico ricambio con i pensionati) o in un'unica soluzione (e allora sì - osservano - si potrebbe parlare di rivoluzione). Rimane il problema copertura economica: "I temi della scuola - ha confermato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al Tg2 - non sono nel decreto (Sblocca Italia, ndr), saranno in altri strumenti".
Tante le novità di rilievo - dalla valorizzazione della professionalità dei docenti all'autonomia degli istituti, dalle materie dei singoli percorsi scolastici al rafforzamento dell'insegnamento dell'inglese nella scuola elementare, da una più ampia diffusione degli stage al potenziamento dei laboratori - ma l'operatività non sarà immediata per tutti gli interventi. Dopo il passaggio in Cdm partirà un'ampia consultazione che andrà avanti per un paio di mesi. Ci sarà dunque il tempo per coinvolgere il Parlamento e le commissioni. Altri temi - come la riforma dei cicli o un "aggiustamento" degli esami di fine corso (Medie e Maturità) - non sono affrontati nel documento che il Miur ha già consegnato a Palazzo Chigi. In attesa di vedere il coniglio che il presidente del consiglio tirerà fuori dal cilindro (nei giorni scorsi ha detto "vi stupirò"), si sono rincorsi anche oggi suggerimenti e polemiche. Se per la Rete degli studenti "il primo passo per una vera rivoluzione è la riforma dei cicli" il Movimento Cinque Stelle ritiene che "il potenziamento del sistema 'integrato' pubblico-privato prospettato dal ministro Giannini" è "inaccettabile.
Consideriamo malata l'equazione 'più scuola privata, uguale a maggiore risparmio per lo Stato'". I sindacati, intanto, fanno quadrato intorno agli insegnanti "Quota 96" - per i quali nessuna indiscrezione ha annunciato una imminente soluzione - che domani scenderanno in piazza per rinnovare la loro protesta. "E' doveroso riparare rispetto a un errore ampiamente riconosciuto e una ingiustizia verso migliaia di insegnanti e personale della scuola" afferma il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, invocando "una decisione politica chiara e trasparente che sia risolutiva".
Ricorre all'ironia il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima: "Siamo curiosi di sapere se tra le slide che animeranno domani la conferenza stampa del presidente del consiglio ce ne sarà anche una dedicata alla questione 'quota 96'". "Rispetto alle grandi rivoluzioni prospettate, questa sembrerebbe una questione di portata davvero modesta: risolverla sarebbe tuttavia - conclude Scrima - un buon segnale per dimostrare che non si vive di annunci a effetto ma si è capaci, ogni tanto, di passare dalle parole ai fatti".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA