E' stato firmato dal "giovane turco" Stefano Esposito l'emendamento che recepisce gli accordi sull'Italicum e che, per come è scritto, una volta votato farà decadere tutti gli altri 48.000 emendamenti alla riforma elettorale, compresi quelli dei "bersaniani", ex alleati dei "giovani turchi" alle scorse primarie del Pd.
L'emendamento recepisce l'accordo sottoscritto nel vertice di maggioranza dell'11 novembre scorso a Palazzo Chigi: premio di maggioranza (34 seggi) alla lista che supera il 40% dei consensi, senza il quale si va al secondo turno tra i primi due partiti più eletti. I 630 deputati (eccetto quelli del Trentino Alto Adige e della Valle d'Aosta) verranno eletti in 100 collegi plurinominali (ciascuno di essi manda alla Camera in media 6 parlamentari).
Nei collegi i partiti dovranno presentare listini con un alternanza uomo-donna: i capolista dello stesso sesso non potranno eccedere il 60% del totale in ogni circoscrizione.
L'elettore puo' esprimere fino a due preferenze, per candidati di sesso diverso tra quelli che non sono capolista, dato che quest'ultimo è bloccato. é consentito che un nome sia candidato come capolista in 10 collegi. Accederanno alla ripartizione i partiti che supereranno il 3%. Infine la cosiddetta clausola di salvaguardia: la Camera dei deputati e' eletta secondo le disposizioni dell'Italicum "a decorrere dal 1º luglio 2016".
Ma al di là dei contenuti, a fare arrabbiare gli ex alleati "bersaniani" è il modo in cui è scritto l'emendamento che, è uno de primi che sarà votato (per l'esattezza il 17mo), e una volta approvato, farà decadere tutti gli altri 48.000. Il testo Esposito infatti cambia già le prime righe del ddl che è arrivato dalla Camera e per questo motivo è stato posto tra i primi, come gli altri emendamenti con questa caratteristica.
Tuttavia esso è un maxi-emendamento che, appunto, riscrive per intero la legge. Ed è per questo che, una volta, approvato, esso inibirà il voto degli altri emendamenti.
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