Il ddl, che allunga i tempi della prescrizione su reati di corruzione e pedofilia, passa a Montecitorio con 274 sì, 121 astenuti (oltre ad Ap, anche Lega, Psi e M5S) e 26 no di FI, ma al Senato il governo dovrà trovare un punto di caduta con i centristi, decisivi a Palazzo Madama. Il ministro Orlando in passato ha precisato che "sulla impostazione della prescrizione non si torna indietro" sottolineando la "fondatezza" del metodo del confronto con tutti i partiti sul testo.
Il rebus dei numeri a Palazzo Madama, tuttavia, resta.
"In Senato, dove i nostri numeri sono determinanti, vogliamo dare battaglia per avere tempi certi per i processi", avverte il leader di Ncd, Angelino Alfano, non arretrando neppure sull'altra battaglia messa in campo in queste ore dai centristi, quelle sulle intercettazioni. "Chiediamo che il provvedimento sia messo in pole position, abbiamo approvato in cdm la riforma e non eravamo certo su 'Scherzi a parte'", sottolinea il titolare del Viminale replicando a distanza a chi, come il presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone spiegava come "nessuno", ora, possa "mettere in discussione le regole sulle intercettazioni".
Sull'art.1 del ddl prescrizione, gli alfaniani definiscono eccessiva e inutile, senza un riforma del processo penale, la norma che aumenta della metà i termini di prescrizione base dei reati di corruzione propria e impropria. Aumento che, al Senato potrebbe quindi calare a 1/4 dei termini di prescrizione attuale. Reggerà, invece, l'accordo sul 'congelamento' della prescrizione (per 2 anni dopo la condanna in primo grado, per uno se confermata in appello) e il suo differimento per i reati gravi contro minori in merito ai quali i termini decorrano dal compimento diciottesimo anno di età.
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