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Napolitano, Italicum va bene così. Pd verso la conta

Napolitano, Italicum va bene così. Pd verso la conta

"Guai se si ripiomba in un ricominciamo da capo"

14 aprile 2015, 12:06

di Giovanni Innamorati

ANSACheck

Il presidente emerito Giorgio Napolitano (s) e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il convegno - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il presidente emerito Giorgio Napolitano (s) e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  durante il convegno - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il presidente emerito Giorgio Napolitano (s) e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il convegno - RIPRODUZIONE RISERVATA

Per l'Italicum si apre una settimana decisiva alla Camera, con la riunione del Gruppo del Pd mercoledì sera, convocata dopo che una ottantina di deputati (su 310) hanno chiesto di modificare il testo della riforma. L'Italicum ha ottenuto una benedizione autorevole dall'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha invitato a non "disfare quello che è stato faticosamente costruito".

In realtà le perplessità non mancano nemmeno tra gli studiosi.

Il politologo Michele Ainis, dalle pagine del Corriere della Sera, ha criticato alcuni aspetti dell'Italicum, suggerendo alcune modifiche (elevare la soglia dal 3 al 5%); analisi che ha ricevuto il plauso di Renato Brunetta. Ma il punto è che tali modifiche, o altri sistemi suggeriti nei giorni scorsi da altri editorialisti, non hanno i voti nelle aule di Camera e Senato. E proprio la praticabilità parlamentare è stata il cuore delle parole di Napolitano, che ha ripreso il suo ultimo discorso da Capo dello Stato il 17 dicembre scorso: "Non si può tornare indietro - ha detto - disfare quello che è stato faticosamente costruito, elaborato, discusso in questi mesi. Guai se si piomba in un ricominciamo da capo". Certo l'Italicum non è la legge perfetta, e Napolitano con rammarico ha detto che è stato "un gravissimo errore liquidare il Mattarellum" nel 2005. Ma anche quella legge non ha oggi i numeri in Parlamento. Sarà comunque decisivo, per l'approvazione della nuova legge elettorale, la tenuta del Gruppo del Pd, che dopo l'arrivo dell'ex M5s Alessio Tacconi, ha raggiunto quota 310, sei in meno della maggioranza assoluta. Brunetta scommette che 100 deputati Dem non la voteranno, e preannuncia la sua richiesta di voto segreto per tendere un tranello a Renzi.

Stamattina si svolgerà una riunione di Area Riformista, la componente del capogruppo Roberto Speranza, che la scorsa settimana ha diffuso un appello di 80 deputati, chiedendo un paio di modifiche (via i capilista bloccati, possibilità di apparentamento al ballottaggio). Al centro del dibattito è come comportarsi mercoledì alla Assemblea del Gruppo, quando si deciderà con una votazione la posizione ufficiale del Pd. La maggioranza dei deputati Dem è a favore della approvazione dell'Italicum senza modifiche, e chiederà alle minoranze di "adeguarsi".

Qualcuno della minoranza (per esempio Stefano Fassina) ha già detto che non lo farà. Se si tratterà di una decina di deputati non ci saranno problemi, visto che i partiti che sostengono la legge (Pd, Ap, Sc, Pi-Cd, Svp,) hanno circa 380 voti, ben oltre la maggioranza assoluta che alla Camera è a quota 316. Un altro argomento di polemica è il possibile ricorso alla fiducia da parte del Governo. Alfredo D'Attorre ha intimato Renzi di "sgombrare il campo" da tale ipotesi, "altrimenti da parte mia non ci sarà alcun passo indietro in commissione". Infatti prima dell'Aula il testo deve passare in commissione Affari costituzionali, dove venerdì verranno presentati gli emendamenti e dove siedono ben 10 esponenti della minoranza Dem. Qualcuno di loro ha già fatto sapere che chiederà di essere sostituito, D'Attorre fa capire che in caso di rottura non lo chiederà, costringendo il capogruppo a sostituirlo d'imperio. Quel capogruppo, Roberto Speranza, che è egli stesso esponente delle minoranze e si trova nel difficile compito di tenere unito il gruppo.

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