Nonostante lo strappo dei 38 ribelli Pd guidati da Bersani e Letta, Matteo Renzi incassa un buon risultato nella votazione di fiducia sull'Italicum. Per il suo governo i 352 voti di questo pomeriggio rappresentano il quarto miglior risultato di sempre nelle votazioni sulla fiducia, nelle quali è in gioco la sopravvivenza dell'esecutivo. Pallottoliere alla mano, il premier non avrebbe rischiato nemmeno se i 60 deputati della minoranza Pd che hanno "tradito" la linea dell'intransigenza avessero seguito l'indicazione di non votare: i sì sarebbero scesi a 292, ma sarebbero stati sempre molti di più dei 207 no e il governo non sarebbe stato messo in discussione. In totale il governo Renzi ha chiesto per 17 volte la fiducia alla Camera. La prima, all'atto del suo insediamento, costituisce un record mai più eguagliato: in 378 risposero sì, in 220 votarono contro, uno solo si astenne. In tutte le altre occasioni, nelle fiducie chieste sui decreti e sui disegni di legge, l'asticella si è abbassata di parecchio. Meglio di oggi il governo ha fatto solo il 19 febbraio scorso con la votazione sul decreto milleproroghe e il 4 novembre dell'anno scorso, sulla giustizia civile: nel primo caso i sì furono 354 (due più di quelli di oggi), nel secondo 353.
A quota 352 (quella raggiunta oggi) il governo Renzi è arrivato in un'altra occasione: il 5 agosto del 2014, nella votazione sul ddl competitività. Tutte le altre fiducie a Montecitorio, i sì sono stati inferiori, anche di parecchio. Il punto più basso è stato toccato il 2 ottobre del 2014 quando nel voto di fiducia sul dl sblocca Italia i sì si fermarono a quota 316: come dire, 36 consensi in meno rispetto a quelli ottenuti dalla fiducia sull'Italicum. Le altre fiducie spaziano intorno ai 340-350 voti. Insomma la spallata tentata dall'ala più dura della minoranza Pd non ha sconvolto il pallottoliere renziano.
Tanto che Maria Elena Boschi, portato a casa il risultato dell'Aula, può commentare uscendo da Montecitorio: "Il voto è in linea con le altre fiducie, è il primo passo". Con questi numeri, le altre due votazioni di fiducia in programma per domani non dovrebbero riservare molte sorprese. Quel poco di incertezza che ancora resta, riguarda la votazione finale sul disegno di legge, che si svolgerà la prossima settimana, probabilmente a scrutinio segreto. Ma visti i numeri di oggi il governo non dovrebbe rischiare molto, a meno che non si materializzi il fantasma di Cossiga: nel settembre del 1980 il suo governo ottenne la fiducia su un decreto economico, poi nel voto finale a scrutinio segreto fu impallinato dai franchi tiratori.
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