Ovazione per Benigni in Senato. Neanche l'ufficialità delle celebrazioni per i 750 anni della nascita di Dante tiene a freno l'esuberanza del regista e attore premio Oscar che inizia la sua performance nell'aula di palazzo Madama con battute sullo stesso Senato, su Renzi e sul PD. "Questo anniversario cade al momento giusto: se fosse arrivato tra due anni il Senato lo avrebbero trovato chiuso", esordisce Benigni nell'aula di Palazzo Madama, davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Senato, Pietro Grasso, al presidente emerito, Giorgio Napolitano, e ad altre autorità. "Questo è proprio un posto dantesco - aggiunge il premio Oscar - del resto Dante si è occupato di politica, intendeva la politica come dovrebbe essere considerata oggi, poter servire, costruire. Era impegnatissimo, ma si è fatto molti nemici per il suo caratteraccio. Del resto, si sa - sorride alludendo al premier Renzi - che i politici fiorentini hanno un caratteraccio. Non gli andava bene essere guelfo, bianco o nero, né ghibellino. Voleva far parte per se stesso, fondare il partito personale di Dante, insomma il Pd dell'epoca", ironizza. Dopo un'analisi della bellezza della Commedia e della sua lingua straordinaria, Benigni comincia a recitare a memoria il canto XXXIII del Paradiso.
Alla fine tutta l'aula di Palazzo Madama si è alzata in piedi alla fine della performance del premio Oscar. Tra i presenti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente emerito Giorgio Napolitano, il ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini e il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi. "La Divina Commedia - ha sottolineato Benigni - è un miracolo, è un'opera la cui bellezza mozza il fiato", scritta in una lingua "che pur avendo oltre 700 anni si comprende ancora". E il canto più bello, a giudizio dell'attore e regista, "è proprio il XXXIII del Paradiso, l'ultimo, in cui c'è la perfezione dell'alveare, è proprio un diamante, un dono incredibile davanti al quale si rimane come sospesi".
Papa: Dante ci aiuti in tante selve oscure della storia - "Dante è profeta di speranza", diamo "onore" a Dante, arricchiamoci "della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia". Così il Papa per i 750 anni della nascita dell'Alighieri, la cui Commedia è "paradigma di ogni autentico viaggio" dell'umanità.
L'opera e il pensiero di Dante Alighieri ci servono oggi "per ribadire la volontà di riscatto morale attraverso la cultura" dell'Italia. Lo ha sottolineato il presidente del Senato Pietro Grasso celebrando il 750 anniversario della nascita del poeta a palazzo Madama alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"L'attualità di Dante risulta infatti sempre viva in ogni settore della cultura, della scuola, ma anche fuori dagli ambienti accademici, prova ne sia la moltiplicazione e la grande affluenza di pubblico all'antica consuetudine delle Lecturae Dantis diffuse in ogni parte d'Italia e all'estero: contributo prezioso - ha spiegato il presidente Grasso parlando in aula al Senato - alla circolazione del messaggio poetico dantesco, stimolo alla lettura e alla riscoperta soprattutto della Divina Commedia, e di cui avremo oggi, grazie alla generosità di Roberto Benigni, un esempio insieme efficace e profondo. Una "lettura", la sua, che ha già avuto successi e riconoscimenti per aver saputo, mantenendo il massimo di adesione al modo e al tono della lettura antica, far rivivere e trasmettere a tutti noi l'emozione di una poesia che vive da settecento anni nell'ammirazione e nell'amore dei lettori in tutto il mondo".
Pietro Grasso ha ricordato che "nel 1865, pochi anni dopo l'Unità d'Italia, per il Sesto Centenario della nascita di Dante in tutto il Paese ci fu un grande fervore di iniziative per celebrare la ricorrenza". Commemorazioni che, ha aggiunto, che "intendevano, attraverso quei gesti, affermare il loro legame storico e sentimentale con l'Italia appena unificata". "Quel fermento vide insieme la volontà di rendere omaggio, nel modo più solenne, al sommo Poeta - ritenuto a ragione il "padre della lingua italiana" - ma anche quella di assumere Dante come simbolo della nuova Italia nata dal Risorgimento", ha spiegato il presidente del Senato.
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