Dopo il nuovo ciclo di audizioni che si è svolto la scorsa settimana, è cominciata in commissione Istruzione al Senato la discussione generale sul Ddl Buona scuola. L'obiettivo - ha spiegato il senatore Pd, Andrea Marcucci, presidente della commissione al termine dei lavori - resta quello di concludere l'esame del ddl di riforma della scuola la settimana prossima, per renderlo disponibile per l'aula. Entro venerdì si conta di terminare la discussione generale e l'illustrazione degli emendamenti, per iniziare a votarli da lunedì o martedì. Il tutto compatibilmente con gli attesi pareri della commissione Bilancio. Ma non solo.
Bisogna fare i conti anche con la "tenuta" della maggioranza in commissione a Palazzo Madama: il passaggio di Tito Di Maggio, dalla componente di Gal che sostiene il governo al nuovo gruppo dei fittiani, potrebbe complicare le cose. Facendo i conti, i rapporti numerici di chi potrebbe dire sì al provvedimento del governo sarebbero di 11 per la maggioranza contro i 12 dell'opposizione. Negli 11 ci rientrano 9 del Pd, contando però anche il presidente Marcucci (ma di solito il presidente non vota) e i due della minoranza Dem Walter Tocci e Corradino Mineo che oggi su facebook sono tornati ad attaccare pesantemente la riforma della "buonaScuola". Non a caso la deputata del M5s, Silvia Chimienti, su Facebook ha rilanciato l'ipotesi di un voto blindato per salvare l'Esecutivo. Intanto, stasera, incontro del gruppo del Pd sull'argomento scuola al termine della sessione pomeridiana dell'aula e conseguente sconvocazione della prevista riunione in notturna della commissione Istruzione (che riprende i lavori domattina). Il Governo la scorsa settimana ha ribadito l'apertura al confronto, ma pure che l'impianto resta quello proposto. Una posizione che non ha affatto sciolto i nodi politici. La minoranza Dem continua a invocare una revisione sostanziale del ddl 1934 (ridurre la portata del potere dei presidi, allargare il piano di assunzioni, rivedere il programma sui finanziamenti degli istituti...), alla luce anche dell'esito elettorale.
Ma il ministro Giannini ha fatto capire che non ci sarà alcun cambio di rotta: "Non c'è bisogno di correttivi al ddl buona scuola ma di dare al testo una definitiva stesura che lo ripulisca forse di qualche appesantimento e che chiarisca meglio. Questo può valere, ad esempio, per la valutazione, a partire da quella dei dirigenti scolastici, che deve essere priva di ambiguità interpretative" ha spiegato a margine di un'iniziativa sulla musica a scuola confermando la scaletta temporale già nota (ddl al traguardo intorno a metà giugno).
Il lavoro di "ripulitura" del testo di cui ha parlato il ministro è affidato a emendamenti che riguardano oltre al contestatissimo ruolo dei presidi, anche, tra l'altro, l'istituzione degli "ambiti" territoriali da cui le scuole potranno attingere gli insegnanti (potrebbe, secondo una proposta di modifica targata Pd, slittare di un anno).
Quanto al dissenso, resta confermato lo sciopero degli scrutini. "Il sindacato non ha alcun interesse a rendere difficoltose le operazioni che portano a concludere l'anno scolastico. Però, se siamo giunti a questo punto, con la stragrande maggioranza del personale contraria alla riforma - ha osservato il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - non è certo colpa dei lavoratori e di chi li rappresenta. Senza un allargamento delle assunzioni a tutti gli idonei e abilitati, compresi quelli fuori GaE, con almeno 36 mesi di servizio, e senza graduare gli albi territoriali, lo Stato si esporrebbe a dei contenziosi dalle proporzioni incredibili: i giudici nazionali e di Lussemburgo sono stati già molto chiari".
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