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Occhi Italia puntati su Grecia. Renzi: 'Comunque vada poi si tornerà a tavolo per crescita'

Occhi Italia puntati su Grecia. Renzi: 'Comunque vada poi si tornerà a tavolo per crescita'

I politici nostrani ad Atene - CHI C'E' E CHI NON C'E'

05 luglio 2015, 15:51

di Milena Di Mauro

ANSACheck

La delegazione di Sel ad Atene - RIPRODUZIONE RISERVATA

La delegazione di Sel ad Atene - RIPRODUZIONE RISERVATA
La delegazione di Sel ad Atene - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nella giornata in cui la Grecia decide molto del proprio destino, il premier Matteo Renzi continua a gettare acqua sul fuoco. Qualunque sia il risultato del referendum greco - puntualizza dalle colonne del 'Messaggero' - da domani "si dovrà tornare a parlare e la prima a saperlo è proprio Angela Merkel". Dopo "la discussione greca, ci occuperemo di crescita e investimenti" in Europa. Intanto, diversi esponenti politici italiani, da Beppe Grillo a ex esponenti della sinistra Dem come Stefano Fassina, sono sbarcati ad Atene per sostenere il no. Non Matteo Salvini, che pure è per il no, che ha attaccato "è più utile parlare con gli italiani piuttosto che farsi due giorni di vacanza".

CHI C'E' E CHI NON C'E'

(di Teodoro Fulgione) Qualcuno ad Atene è arrivato già venerdì, altri si sono imbarcati sui pochi voli ancora disponibili sabato, ma la maggior parte arriverà domani. E' la pattuglia dei parlamentari italiani - guidata idealmente da Beppe Grillo, Nichi Vendola e Stefano Fassina - che domani seguirà in piazza Syntagma (ma ognuno per proprio conto) l'annuncio dell'esito del referendum voluto da Alexis Tsipras sul piano di richieste dei creditori per un ulteriore prestito alla Grecia. L'importante è "non perdere l'appuntamento con la Storia". Sel, M5S e ex Pd saranno in prima fila pronti a festeggiare la vittoria del "NO". Un "no" che - spiega il leader della Lega Nord Matteo Salvini - "anche io voterei se fossi greco". Il Carroccio, però, non ci sarà. "Ritengo più utile parlare con gli italiani piuttosto che farmi due giorni di vacanza" in Grecia, aggiunge polemicamente il segretario del Carroccio in una battaglia di posizione. La Lega - da sempre anti-euro - sta assumendo posizioni più caute per non spaventare il potenziale elettorato imprenditoriale e per venire incontro alle richieste di Silvio Berlusconi in vista di un possibile accordo politico. "C'è un referendum. Significa che in ogni caso ha già vinto la democrazia" dice invece Beppe Grillo rispondendo ai cronisti al suo arrivo ad Atene. "Se vince il no - aggiunge - non accadrà assolutamente nulla. Ci sono già Paesi in default perché sotto questa Troika non c'è più speranza". Nessuno dei fan di Tsipras lo confessa apertamente - un po' per scaramanzia o per il timore di perdere la faccia se dovesse vincere il SI - ma la speranza è che vincano i "no" al piano dei creditori internazionali per il rientro del debito ellenico. Un "no" all'Europa dell'austerity e, indirettamente, anche a Matteo Renzi. "Magari è davvero la "svolta buona", altro che la svolta di Renzi. Se domani vincerà il "no", in Europa cambierà vento". Nichi Vendola ha programmato il viaggio da molto. I rapporti con Syriza, il partito di Tsipras, sono avviati da tempo (dalla nascita delle liste "Uniti per Tsipras" alle scorse europee). Domani Sel incontrerà i vertici del partito presso la sede di Syriza e lì seguirà l'esito della consultazione popolare. Quanto a Salvini, la replica è netta. "Lui fa bene a restare in Italia. Si può sconfiggere la crisi ridando un cuore sociale all'Europa piuttosto che soffocare l'Europa nella melma dell'egoismo e del razzismo", scrive in un tweet. Sel rivendica una posizione non anti-europeista ma "europeista" che chiede cambiamenti rispetto all'austerity voluta dalla Germania di Angela Merkel. Grillo e i suoi (saranno la pattuglia più numerosa con una cinquantina di parlamentari da Roma e da Bruxelles) si farà vedere nel primo pomeriggio nella piazza al centro di Atene già colma in queste ore di manifestanti per il "SI" e per il "NO". I cinquestelle sottolineato il ricorso al referendum per "chiedere finalmente al popolo cosa vuole fare". "Sono decenni che decidono al di sopra delle nostre teste. Finalmente, c'è democrazia, quella che i governanti europei temono. Comunque vada a finire, ha vinto il popolo", sottolinea Roberto Fico.

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