Non è la prima volta che l'immagine di Roma esce appannata per il trattamento riservato nel dare l'ultimo saluto a criminali che si sono "distinti" - si fa per dire - per le proprie azioni nella Capitale. E non è la prima volta che le stesse chiese al centro delle cerimonie e addirittura delle sepolture finiscono nell'occhio del ciclone. Prima delle polemiche odierne scatenate dalle esequie in stile mafioso celebrate nella parrocchia romana di San Giovanni Bosco per Vittorio Casamonica, dove nel dicembre 2006 i familiari di Piergiorgio Welby, l'attivista pro-eutanasia che, gravemente malato, scelse per di far staccare il respiratore che lo teneva in vita, avrebbero voluto celebrare i funerali del proprio congiunto, prima che arrivasse il "no" del Vicariato.
Uno dei casi che più di recente ha suscitato perplessità e critiche è quello di Enrico De Pedis, considerato uno dei boss della banda della Magliana. Renatino, come era soprannominato, fu ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio 1990 a Campo de' Fiori. Venne sepolto nella chiesa romana, la centralissima Sant'Apollinare, prima che le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi inducessero gli inquirenti ad una ricognizione complessiva nella chiesa, con l'apertura anche della tomba di De Pedis, i cui resti furono rimossi e trasferiti.
Facendo un "salto di qualità" anche nello spessore mafioso dei protagonisti, esequie di tutto rispetto, addirittura entrate nella leggenda, ebbero malviventi e mafiosi del calibro di Lucky Luciano il 29 gennaio 1962 a Napoli, con la bara sistemata in una barocca carrozza ricca di fregi; e di Carlo Gambino, che il 18 ottobre 1976 ebbe un vero e proprio bagno di folla a Brooklyn con oltre 150 persone.
I FUNERALI A NAPOLI DI LUCKY LUCIANO NEL 1962
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