La Chiesa di Ungheria non ha del tutto chiuso le porte ai migranti. Il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, ha detto ieri che la Chiesa locale non può rispondere all'appello del Papa perché dare ospitalità a migranti in transito, irregolari, è un reato.
Ma c'è chi in questi giorni invece ha comunque aperto le porte, sfidando la legge e anche l'atteggiamento più duro delle istituzioni ungheresi. La stampa locale riferisce il caso dell'Abbazia benedettina di Pannonhalma che, anche nei momenti più difficili, quando le autorità non avevano ancora messo a diposizione i mezzi per portare i migranti in Austria, ha comunque ospitato famiglie, soprattutto siriane, in transito e portate all'abbazia da volontari.
Una storia che si ripete: la stessa abbazia, uno dei più antichi monumenti storici dell'intera Ungheria, nel 1944 accolse molti ebrei che sfuggivano dalla persecuzione nazista.
Sempre secondo le notizie rilanciate in queste ore dai media ungheresi, l'abate Varszegi Asztrik ha esplicitamente fatto sapere che se qualcuno chiederà aiuto non gli sarà negato. "Non possiamo lasciare fuori nessuno, è contrario agli insegnamenti del Vangelo", avrebbe detto l'abate secondo quanto riferito da persone a lui vicine.
E così nel cuore della notte, nei giorni scorsi, alcuni volontari hanno portato ai frati due famiglie siriane in transito verso l'Austria, una di queste con cinque figli piccoli. E' stata allestita la palestra con dei materassi.
Nell'abbazia sarebbero arrivati anche due siriani minorenni soli e i frati li avrebbero anche messi in contatto telefonico con i loro genitori. Poi quando è stato reso possibile il passaggio verso l'Austria i profughi hanno lasciato l'abbazia, accompagnati però da giovani che studiano nel convento dei benedettini. In una sorta di pellegrinaggio ora fanno da spola tra le famiglie che continuano ad essere ospitate qualche giorno nel convento per poi riprendere la via verso Vienna.
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