Un monsignore fa coming out e scuote il Vaticano alla vigilia del sinodo sulla famiglia. Tutto è cominciato con un'intervista in prima pagina sul Corriere della Sera in cui il teologo Krzysztof Charamsa, 43 anni, polacco, ha dichiarato: "Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità. Ho un compagno. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l'astinenza totale dalla vita d'amore, è disumana. Vorrei con la mia storia scuotere un po' la coscienza di questa mia Chiesa. Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera".
Charamsa è ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana, oltre che docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Molto attivo sui social network, da twitter a linkedin, il teologo gay ha anche un suo blog, attivato alla fine di questo mese agosto.
Immediata e dura la presa di posizione del Vaticano. "Monsignor Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della fede e le università pontificie, mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo Ordinario diocesano", ha detto padre Federico Lombardi. "La scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia del sinodo - ha aggiunto Lombardi - appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l'assemblea sinodale a una indebita pressione mediatica".
Il teologo, invece, spiega di parlare alla vigilia di questo appuntamento proprio perché "vorrei dire al Sinodo che l'amore omosessuale è un amore che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità". Charamsa definisce Papa Francesco "fantastico" perchè "ci ha fatto riscoprire la bellezza del dialogo, non dialogavamo. Ora il sinodo sulla famiglia sia davvero di tutte le famiglie e nessuna sia esclusa".
Il monsignore, dopo la reazione del Vaticano all'intervista, non è apparso per nulla intimorito e anzi ha rilanciato: "Dedico il mio coming out ai tantissimi sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire dall'armadio". E alla domanda se ci siano "tantissimi" gay anche in Vaticano ha annuito, commentando: "In ogni società di soli uomini ci sono più gay che nel mondo come tale".
Poi ha detto di dover "parlare di ciò che ho subito al S.Uffizio, che è il cuore dell'omofobia della Chiesa cattolica, un'omofobia esasperata e paranoica". E sull'annunciata sospensione dagli incarichi ha replicato semplicemente: "Cercherò lavoro". Tuttavia il prelato aggiunge che "è pronto per la stampa, in italiano e in polacco, un libro in cui metto la mia esperienza a nudo".
Sulle ragioni del suo coming out, ha spiegato che "arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell'incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte, forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente, perché - aggiunge - siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant'anni".
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