Concluso il viaggio apostolico in Africa, Papa Francesco è rientrato a Roma. Il volo speciale Alitalia con a bordo il Pontefice è atterrato all'aeroporto militare di Ciampino intorno alle 18.33. In giornata dal Centrafrica aveva mandato un messaggio di pace in un tweet:
Tra cristiani e musulmani siamo fratelli e dobbiamo comportarci come tali.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 30 Novembre 2015
"Sono stato nella moschea - ha detto dall'aereo papale - ho pregato in moschea; sono stato sulla papamobile con l'imam", "sono segni" di fratellanza. Lo ha detto il Papa sottolieneando che "dappertutto c'è gente che ha valori religiosi" e altra che "è fondamentalista". "L'Africa è vittima, è sempre stata sfruttata dalle altre potenze, dall'Africa gli schiavi venduti in America, poi le potenze che cercano solo le sue grandi ricchezze, non pensano a dignità persone, a dare lavoro. L'Africa - dice il Papa - è martire dello sfruttamento e non capiscono che questa forma di sviluppo fa male all'umanità".
"Cosa ho provato a Kangemi? Ho provato dolore". Ha detto a proposito della "esclusione" toccata con mano nello slum di Kangemi a Nairobi. "Su questo tema - ha ricordato - ho parlato almeno tre volte fortemente": ai movimenti popolari in Vaticano e in Bolivia, "un po'" nella Evangelii gaudium e "fortemente nella Laudato sii". Cosa pensa di situazioni come Kangemi "quella percentuale che ha in mano l'80% della ricchezza del mondo?" "Se umanità non cambia continueranno miserie, tragedie, bimbi che muoiono di fame".
"Restiamo uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall'altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune". "Insieme diciamo no a odio, violenza, vendetta, in particolare quella in nome di una fede o di un Dio". Lo dice il Papa nella moschea di Koundoukou. Il Papa incontrando la Comunità musulmana nella moschea centrale di Koudoukou, a circa quattro chilometri da Bangui, ha tributato un forte omaggio al ruolo svolto dai musulmani in Cetrafrica per la riconciliazione e contro l'odio interetnico. E al ruolo svolto in questo senso da tutte le religioni e confessioni presenti nel Paese. Un omaggio analogo aveva tributato ieri nella visita alla Facoltà teologica evangelica (Fateb), ma oggi le parole agli islamici suonano ancora più significative, data la connotazione sedicente islamica dei seleka e sedicente cristiana degli antibalaka che ha fatto piombare il Centrafica nella violenza e lo ha portato sull'orlo del genocidio. L'omaggio del Papa è ai leader religiosi e alla Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica guidata dall'imam Oumar Kobine Layama, dal presidente degli evangelici, pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou e dall'arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga.
Celebra messa conclusiva viaggio a Bangui - "Voglio rendere grazie con voi al Signore di misericordia per tutto quello che vi ha concesso di compiere di bello, di generoso, di coraggioso, nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, durante gli eventi accaduti nel vostro Paese da molti anni". Lo ha detto il papa nell'omelia della messa che sta celebrando nello stadio Barthelemy Boganda, ultimo impegno pubblico del suo viaggio nella Repubblica Centrafricana. La messa si svolge davanti ad una folla gioiosa e festante. Non ci sono ancora stime ufficiali sul numero dei partecipanti, lo stadio ha una capienza di 30 mila persone ma un settore è chiuso per motivi di sicurezza. Gli organizzatori stimato quindi almeno 25 mila persone all'interno dello stadio e altre all'esterno della struttura. Al termine del rito, il papa riceve il saluto dell'arcivescovo di Bangui, Dieudonne Nzapalainga, presidente dei vescovi del Paese e leader, insieme ad esponenti islamici ed evangelici, della Piattaforma per la Riconciliazione che sta tentando di radunare tutte le forze del Paese, indipendentemente dalle differenze etniche, politiche e religiose, per un processo di pacificazione. Momento decisivo in questo senso sono le elezioni che si dovrebbero tenere in dicembre, sotto la protezione delle forze dell'Onu. Monsignor Nzapalainga ha definito la visita del papa "giorni indubbiamente inscritti sia nel nostro cuore che nella storia del nostro Paese. La sua visita apostolica - ha detto il vescovo - segna certamente l'inizio di una nuova era per tutto il popolo centrafricano. A dispetto della crisi militare-politica, con i suoi corollari di assassinii, di distruzione e di vandalismo, la sua sollecitudine pastorale è per noi un segno di speranza". Il presidente dei vescovi centrafricani ha anche brevemente riassunto le "scelte coraggiose" che il Paese nel suo insieme dovrà fare. "In effetti - ha rilevato - il destino del nostro Paese è nelle nostre mani, sapremo assumere con grandezza e responsabilità il nostro destino comune? Questa - ha risposto il vescovo - è la grande sfida che il popolo centrafricano è chiamato a raccogliere nella preghiera e nella docilità allo spirito santo". "Fino a quando - si è chiesto ancora Nzapalainga - continueremo a far parlare le armi e scorrere il sangue dei nostri fratelli e sorelle? Fino a quando l'impunità prevarrà e i crimini serviranno come gradino di ascesa nella scala sociale?". Il vescovo ha citato le diverse volte in cui papa Francesco nei mesi scorsi è intervenuto in appoggio alla pacificazione della Repubblica Centrafricana. Infine, il vescovo ha ricordato il "gesto forte e storico di aver aperto una prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia in Centrafrica" e ha espresso "la speranza che i valori di misericordia, di giustizia, di verità e di pace ci conducano sul cammino della riconciliazione, del perdono e della ricostruzione del nostro Paese, nell'armonia, nella dignità e nel rispetto di ogni persona". Il vescovo ha auspicato un rinnovamento fondato "sulla piena coesione sociale e il sogno di una nazione prospera, libera e democratica, unita e fraterna".
Papa Francesco ieri ha aperto la porta santa della cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, anticipando l'inizio del giubileo straordinario della Misericordia per la Repubblica centrafricana e per l'Africa. "Bangui diviene la capitale spirituale del mondo", ha detto il Papa. "Chiediamo la pace per tutti i paesi del mondo". L'orologio della basilica di San Pietro segnava le 17.14.
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