Roberto Giachetti a Roma, Valeria Valente a Napoli, Roberto Cosolini a Trieste. Questa volta nessuno 'sgambetto' dai gazebo delle primarie: vincono i candidati della maggioranza Pd, i 'renziani', e sconfiggono nella capitale Roberto Morassut, sostenuto dalla sinistra Dem, e nel capoluogo partenopeo l'ex sindaco Antonio Bassolino. "Siamo molto soddisfatti: c'è stato un bel segnale di partecipazione e passione. Ora andiamo a vincere", dichiara il vicesegretario Lorenzo Guerini.
Abbiamo fatto bene a fare le primarie, abbiamo vinto: #Napoli ha deciso di guardare avanti. @pdcampania @Pd pic.twitter.com/Zcolsalhpj
— Valeria Valente (@ValeriaValente_) 6 marzo 2016
A Napoli cresce affluenza, ma a Roma il Pd paga in termini di presenze ai seggi le vicende dell'ultimo anno: i votanti si dimezzano. Sono da poco passate le 23, al termine della lunga giornata dei gazebo, quando Matteo Renzi si congratula al telefono con i vincitori delle primarie. Alla vigilia del voto, il segretario aveva rivolto un invito alla partecipazione, mentre, come sempre in passato, non aveva portato il suo sostegno esplicito a nessun candidato. Ma, osservano i dirigenti Pd, questa volta a vincere sono stati "i renziani": la strada è ancora lunga, ma il partito - osservano - sta cambiando pelle anche sul territorio.
DAL GENERALE AL GIROTONDINO, ECCO I SEI CANDIDATI
Adesso a Roma e Napoli la sfida è tutta in salita ma, assicurano a una voce i dirigenti Pd, a partire dal presidente Matteo Orfini, "possiamo vincere". A Roma, spiegano, potrebbe giocare a favore del Pd la forte frammentazione degli avversari. A Napoli, la città più ostica, si punterà "sull'effetto novità" di Valente che comunque aveva già fatto parte della Giunta di Rosa Russo Iervolino. "Napoli ha scelto di guardare avanti con una nuova classe dirigente", esulta l'ex pupilla di Bassolino, che vince con il 46% contro il 40% dell'ex sindaco. "Ci ho messo tutte le mie forze, continuiamo la battaglia per Napoli", dice Bassolino che ammette di essere stato "sconfitto". E al Pd sono persuasi che non farà mancare il suo sostegno. Ben più netta la vittoria di Giachetti: 64% contro il 27% del principale sfidante. "Oggi abbiamo giocato un'amichevole. Ora voglio vincere le elezioni e non è così scontato", dice il candidato sindaco. "Lo sosterrò da subito", dichiara Morassut, che era sostenuto dalla sinistra Dem. Adesso per reazione, sostiene più d'uno, la sinistra extra Pd potrebbe provare - ma non è semplice - a convogliare le forze su Massimo Bray.
Sempre sul fronte renziano, c'è la vittoria del sindaco uscente di Trieste, Roberto Cosolini, confermato con 4.447 voti, il 65,02%, mentre lo sfidante, il senatore Francesco Russo, sceso in campo all'ultimo momento, si è fermato al 34,98%, con 2.392 preferenze. A Bolzano, dove hanno votato in 1.791, ha vinto Renzo Caramaschi, ex general manager del municipio. A Grosseto ha vinto, con 3.576 voti, Lorenzo Mascagni.
Record di affluenza a Benevento, dove vince Raffaele Del Vecchio con il 66% dei voti. In tarda serata, i dirigenti del Pd descrivono Renzi molto soddisfatto per la prova di partecipazione ai gazebo.
"In centomila - è il bilancio del capogruppo Pd Ettore Rosato - hanno partecipato. Altri si accontentano di qualche click o mostrano una frammentazione totale senza un'idea". Il riferimento implicito è da un lato ai 5 Stelle, che hanno scelto Virginia Raggi a Roma con 3862 votanti, dall'altro alla destra. Nella capitale la partecipazione è dimezzata rispetto alle primarie del 2013 (furono 100mila, ora sono stimati 50mila).
Ma, osserva Guerini, "è un buon risultato considerata la situazione da cui partivamo". Nelle altre città, rileva il vicesegretario, il trend di partecipazione sale: a Napoli erano stati 16.500 lo scorso anno, oggi 30.000. Ma la minoranza Pd ricorda che nel 2012 per le primarie Bersani-Renzi avevano votato in 67 mila a Napoli, 230 mila a Roma: "C'è un disagio politico e una disaffezione molto preoccupante", attacca Federico Fornaro, che denuncia come si stia restringendo il perimetro degli elettori del centrosinistra. Miguel Gotor critica la gestione della vicenda Marino e poi la gestione commissariale di Orfini nel partito a Roma e dice che "non è serio né consolatorio dire 'poteva andare peggio'". "Sono senza vergogna - replica il renziano Ernesto Carbone - i voti loro li hanno mai presi?". E Orfini rincara la dose: "Nel 2013 c'erano le truppe cammellate".
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