Se lo aspettavano, Paola e Claudio Regeni. Ed infatti, una settimana fa al Senato, davanti a centinaia di giornalisti, la mamma del ricercatore aveva alzato la voce solo una volta: "Siamo una famiglia ferma, ma se serve diventiamo un carro armato - aveva detto -. Per questo, se l'incontro con gli egiziani sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro governo. Forte, ma molto forte". Ora che quella risposta è arrivata, resta tutta la disperazione di una madre e di un padre che continuano a non avere alcuna risposta sul perché qualcuno abbia fatto al loro figlio "tutto il male del mondo".
Non sono venuti a Roma, i genitori di Giulio. Sono rimasti a Fiumicello, circondanti da familiari e amici che dal giorno della scomparsa hanno costruito attorno a loro un muro di protezione e di affetto. Ad avvisarli dell'esito del vertice è stato il loro avvocato, Alessandra Ballerini. Poche parole per informarli della delusione di magistrati ed investigatori, rinviando ai prossimi giorni una spiegazione più dettagliata di quanto accaduto. Per questo il legale chiederà un incontro con i magistrati, probabilmente all'inizio della prossima settimana.
"Prendiamo atto con amarezza del fallimento del vertice tra le autorità giudiziarie italiane e quelle egiziane" dicono Paola e Claudio, esprimendo però "soddisfazione per la decisione del ministro Paolo Gentiloni di richiamare in Italia l'ambasciatore Massari".
I genitori di Giulio hanno sempre detto di avere fiducia nelle istituzioni italiane e di voler andare avanti con loro nella ricerca della verità. Un concetto che hanno ribadito anche oggi. "Siamo certi - hanno infatti sottolineato - che le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno combattendo al nostro fianco questa battaglia di giustizia non si fermeranno fino a quando non otterranno verità'". Di sicuro non si fermerà Paola, alla quale hanno riconsegnato il corpo del figlio in condizioni tali che ha potuto riconoscerlo "solo dalla punta del naso".
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