''Hanno gettato per mesi fango su di noi ed ora chiedono una risposta ad una email anonima?''. La miglior difesa è da sempre l'attacco. Federico Pizzarotti lo sa bene e la notizia della sua sospensione dal Movimento 5 Stelle è l'occasione per tirare le fila di un rapporto che con Beppe Grillo ed il Direttorio era logorato già da tempo. I fatti delle ultime ore semplicemente sono stati una conferma di quanto a Parma era già un dato di fatto.
Nelle ore seguenti alla notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati e dell'avviso di garanzia per la vicenda delle nomine al Teatro Regio erano infatti cadute puntualmente nel vuoto le richieste, pressanti, di un dialogo con i vertici nazionali del Movimento. Marco Bosi, capogruppo in consiglio comunale dei 5 Stelle, si era dovuto accontentare di un colloquio con un collaboratore del Direttorio, nulla di più.
Silenzio assoluto invece con il sindaco sino alle 14:57 di oggi quando è arrivata la email che ufficializzava il congelamento della sua posizione all'interno del Movimento. E Pizzarotti allora ne ha per tutti. ''Di Maio è almeno un anno che non fissa un incontro che avevamo richiesto e quindi qualche responsabilità ce l'ha. Fico? Gli ho mandato decine di messaggi e alla fine il suo comportamento è stato molto diverso rispetto a quello tenuto per Nogarin'', elenca il sindaco di Parma che sulla richiesta di chiarimenti negati che avrebbero scatenato la decisione dei vertici nazionali replica secco: ''Io non rispondo a email anonime, pensiamo di governare l'Italia con l'anonimato? Ci hanno sempre negato il confronto e pretenderei che chi si dice pronto a governare sia disposto a metterci la faccia. Come facciamo sempre, ogni giorno, noi''.
Ma la Procura ha informato Pizzarotti dell'avviso di garanzia a febbraio. Perché nessuna email ai vertici pentastellati? ''Prima dovevo mettermi a disposizione della magistratura - risponde il sindaco (che nei prossimi giorni avrà un incontro in Procura) - Siamo sempre stati contro la spettacolarizzazione''.
''Spettacolarizzazione'' che invece contesta ai dirigenti del suo (ex) partito, partendo dalle tempistiche della notizia della sospensione sul blog di Beppe Grillo. ''Ho ricevuto la email alle 14,57 - sbotta Pizzarotti - Solo dopo quattro minuti la notizia era già sul blog!''. Insomma parlare solo di sospensione sembra ormai riduttivo. Il divorzio sembra essersi definitivamente consumato anche se Pizzarotti è convinto di rappresentare ''lo spirito vero del Movimento 5 Stelle. Mentre altri stanno danneggiando il movimento''. Poi il messaggio agli altri dissidenti, anche di Roma, che ancora non hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto perché ''io non ho perso fiducia nel Movimento, l'ho persa in alcune persone''.
Fiducia che Pizzarotti invece incassa dal Movimento di Parma e dalla sua maggioranza. ''Siamo uniti e compatti con il sindaco. Andiamo avanti e concluderemo il mandato'', ha dichiarato Marco Bosi, capogruppo in consiglio comunale a Parma del Movimento 5 Stelle subito dopo lo sfogo del primo cittadino.
Al suo fianco gran parte degli esponenti della Giunta, a partire dall'assessora alla cultura Laura Ferraris. E se Pizzarotti non potesse usare più il simbolo poco importa, anche se il sindaco non molla nemmeno su questo: ''Non ci sono regolamenti per casi come il nostro''. La battaglia insomma è solo all'inizio anche se il primo cittadino di Parma, nelle prossime settimane, rischia di trovarsi nuovamente sotto attacco, e non solo dai suoi ex colleghi di partito.
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