Il Pd e Ncd-Centristi per l'Italia e una cospicua parte del gruppo Misto. La maggioranza del governo Gentiloni si regge soprattutto su queste tre gambe - oltre che sulla grandissima parte del gruppo Per le Autonomie - a quanto si vede dai tabulati del voto di fiducia a Palazzo Madama. Voto nel quale non compare, come annunciato in Aula, il sì di Ala-Sc. Nel Pd in 111 su 113 hanno votato al Senato: non votano il presidente del Senato Pietro Grasso (come da prassi) e il senatore Felice Casson, in missione (anche se, si fa notare con ironia tra i Dem, Casson da tempo è in missione...).
Compatti i centristi: arrivano infatti i 28 sì di Ncd e anche l'ok di Antonio De Poli, unico esponente Udc a Palazzo Madama dopo lo scioglimento di Ap. Nelle Autonomie in 16 su 19 danno la fiducia a Gentiloni: all'appello mancano i senatori a vita Renzo Piano e Carlo Rubbia nonché Claudio Zin, eletto nella circoscrizione America Meridionale. Tre, infine, i membri di Gal che hanno votato sì: Paolo Naccarato, Riccardo Villari e Angela D'Onghia mentre rispetto alle precedenti votazioni ha cambiato trend - non votando la fiducia - Michelino Davico. E al governo un 'aiuto' che potrebbe essere determinante arriva dal gruppo Misto: su 28 senatori in 11 votano la fiducia. Oltre ai sette che solitamente davano la fiducia all'esecutivo Renzi (da Della Vedova a Molinari, da Bencini all'ex M5S Fuksia) a Gentiloni giungono gli ok di Dario Stefano e Luciano Uras - eletti con Sel - di Maurizio Rossi di Liguria Civica e dell'ex premier Mario Monti.
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