"Non si può votare subito" perché con le due leggi che residuano dopo il pronunciamento della Consulta, si "producono effetti diversi nelle due Camere". E in caso di fughe in avanti verso il voto, i legali anti-Italicum valutano nuove azioni prima del deposito della sentenza della Corte Costituzionale. Lo rende noto il coordinatore del pool di avvocati, Felice Besostri. L'obiettivo è "riattivare" i ricorsi contro l'Italicum pendenti in 14 tribunali affinché i giudici inviino nuove ordinanze alla Corte Costituzionale. Tra le questioni che i legali, in quel caso, punterebbero a far arrivare all'attenzione della Consulta, ci sono i capilista bloccati e il premio di maggioranza sotto profili ulteriori rispetto a quelli già esaminati, e soprattutto le diverse soglie di sbarramento tra Camera e Senato e il ricorso alla fiducia per l'approvazione dell'Italicum. Gli avvocati potrebbero fare istanza ai tribunali per un provvedimento d'urgenza.
"Sembra che Renzi - afferma Besostri - voglia ancora dettare modi e tempi delle elezioni del nostro Parlamento, come se non avesse perso il Referendum e l'Italicum non fosse uscito con le ossa rotte dal vaglio della Consulta". "Se si vuol votare con le due leggi elettorali residuali degli annullamenti del Porcellum e dell'Italicum - aggiunge - la Corte Costituzionale sarà chiamata ad occuparsi della vicenda con ordinanze che saranno richieste ancora prima che sia depositata la sentenza dei procedimenti discussi il 24 gennaio". "Le sentenze della Corte Costituzionale in materia elettorale sono sempre autoapplicative - prosegue - perché le leggi elettorali sono 'costituzionalmente necessarie', ma il loro combinato disposto è incostituzionale se non si rende effettiva la libertà e l'uguaglianza del voto armonizzandole. Lo aveva richiesto il Presidente della Repubblica Mattarella ben prima della discussione davanti alla Consulta del 24 gennaio". "Paradossalmente - osserva Besostri - se si rinnovassero le due Camere in tempi diversi l'incostituzionalità non sarebbe così evidente, ma nel momento in cui si applicano in uno stesso giorno due diverse leggi di impianto proporzionale, lo stesso numero di voti al Senato produce effetti radicalmente diversi da quelli per la Camera. L'art. 48 della Costituzione lo vieta e il 51 impone il riequilibrio della rappresentanza di genere anche al Senato: una sola preferenza in circoscrizioni regionali non lo garantisce". "Chi vuol capire capisca - avverte Besostri - Non c&rsquoè neppure bisogno di instaurare nuovi ricorsi, basta riattivare un paio di quelli pendenti, che son 14".
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