"C'è una legge già approvata al Senato contro il cyberbullismo che spero venga varata entro la fine di questa legislatura". Lo auspica la presidente della Camera Laura Boldrini aderendo alla campagna di sensibilizzazione "Una vita da social" ad opera della Polizia di stato.
La storia di Carolina
Carolina è diventata il simbolo di quanto il bullismo sui social può essere violento. A 14 anni, nel gennaio del 2013, si è uccisa a Novara dopo essere stata vittima, per mesi, di insulti sulla rete. Prima di morire aveva scritto un biglietto con le motivazioni del suo gesto, per far si' che non accadesse più a nessuno. La presidente della Camera ha detto che la legge sul cyberbullismo è dedicata a Carolina e ai tanti ragazzi che come lei hanno subito le angherie, le offese e le minacce portate avanti sulle reti social. Per Carolina tutto era iniziato per un fidanzatino che, dopo la fine della relazione, aveva cominciato a scagliare offese atroci contro di lei sui social. Un video, girato con un cellulare, da altri tre giovanissimi, in cui la ragazzina compariva in atteggiamenti intimi era stato fatto circolare su whatsapp. Settimane di ingiurie, sberleffi, parole infamanti. Un peso insopportabile, per la quattordicenne. Un inferno. La mamma aveva consigliato Carolina - che abitava con il papa' a Novara - di andare a stare da lei, a Oleggio. Ma il 5 gennaio 2013 la ragazzina, esasperata, si lanciò dalla finestra di casa. Nel giugno scorso i 5 ragazzi accusati di aver provocato il suicidio di Carolina hanno ottenuto dal tribunale per i minorenni di Torino la messa alla prova. Tra loro anche l'ex fidanzatino della ragazzina che, nel frattempo, per un tragico tuffo in acque basse è rimasto paralizzato.
Il 40% dei ragazzi trascorre on line più di 5 ore al giorno e al 13% è capitato di insultare via web personaggi famosi. Sono alcuni dei dati che emergono da un'indagine sull'hate speech, condotta tra ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni, affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all'Università degli Studi di Firenze. I dati sono stati forniti in occasione della partenza della nuova campagna itinerante della Polizia di Stato 'una vita da social' che vuole sensibilizzare i giovani sui pericoli della rete.
Whatsapp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Per quanto riguarda il controllo della veridicità delle notizie on line, il 14% degli intervistati dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento - mette in evidenza la ricerca - che rende i ragazzi "facilmente preda di titoli sensazionalistici e 'bufale' che possono fomentare reazioni poco ragionate e forse guidate da sentimenti di rabbia e di odio".
Altro dato da evidenziare è quell'11% di ragazze e ragazzi che dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale "libertà di esprimere ciò che si pensa" e un 13% a cui è capitato di insultare un personaggio famoso on line. Stesso discorso si può fare sui commenti pesanti rivolti ai coetanei dove si conferma l'effetto di disinibizione dello "schermo" nel facilitare comportamenti che non verrebbero messi in atto così facilmente se si fosse di fronte all'altra persona. Oggi per lanciare la campagna un truck brandizzato in piazza Montecitorio con esperti della POlizia Postale ha accolto studenti e professori per affrontare insieme il tema del cyberbullismo.
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