Attacco al Pd del ministro degli Esteri, Angelino Alfano. "In questo momento così delicato non si vota per la legge elettorale, ma si vota lo scioglimento delle Camere e io non capisco l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità. Rivolgo un appello al Pd prima della loro Direzione: pensino all'Italia e al danno che questa impazienza di rientrare a Palazzo può fare all'economia".
"Non abbiamo posto la questione della soglia, ma una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%", ha aggiunto Alfano, sottolineando che "ci sono tante forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato disponibilità ad aggregare una coalizione liberale popolare che supererà la soglia, se sarà quella".
Nuova accelerazione della legge elettorale, dopo l'avvio degli incontri del Pd con le altre forze politiche. Si va verso un modello in stile tedesco. Renzi vede possibile un accordo con Forza Italia e M5s su un modello proporzionale, con soglia di sbarramento al 5%. Rosato ha commentato: "Tutto bene" dopo l'incontro tra Pd e M5S. Domani tocca ai capigruppo di Forza Italia. L'obiettivo dei tre maggiori partiti è difendere la soglia di sbarramento al 5%.
Renzi,partiti indicano modello tedesco, così soglia 5% - "La legge elettorale della Germania non è la mia preferita, anzi. Tuttavia in queste ore molti partiti tra quelli che hanno sostenuto il no al referendum la stanno indicando come proposta al Paese. Il Pd non ha i numeri da solo. Ma se dobbiamo andare sul modello tedesco che sia tedesco anche nella soglia di sbarramento al 5% (così da limitare il numero dei partitini in Parlamento). E che ci siano i nomi sulla scheda: voglio sapere almeno il nome e il cognome di chi voto". Così Matteo Renzi nella sua e-news.
Accordo a tre su "Tedesco", alta tensione Renzi-Alfano - Arriva la legge elettorale in 'salsa' tedesca. Nel giorno delle doppie consultazioni del partito Democratico, alla Camera con i capigruppo per le questioni tecniche, e al Nazareno gli incontri di Matteo Renzi per sciogliere i nodi politici, il proporzionale con lo sbarramento al 5% sembra cosa fatta. Oltre al via libera del Movimento Cinque Stelle, che di fatto blinda il sistema su cui avevano raggiunto l'intesa Renzi e Berlusconi (che si sono tenuti in contatto in questi giorni) a dire sì è anche Sinistra Italiana al termine di un incontro tra il segretario Nicola Fratoianni ed il leader Dem. Ma, se sui numeri non sembrano esserci sorprese, la virata verso questa soluzione manda in pezzi il fragile equilibrio all'interno della maggioranza, con Area Popolare pronta a dare battaglia. L'incontro tra Alfano e Renzi non ha sciolto la tensione, anzi, ed i centristi preparano le barricate con inevitabili possibili ricadute sul governo. Un fronte, quello della legge elettorale, che si interseca con la 'mina' dei voucher contenuti nella cosiddetta 'manovrina'. Domani il testo approderà nell'Aula della Camera dove sul via libera non ci sono problemi di numeri. Diversa invece la situazione a Palazzo Madama dove il no di Mdp alla fiducia rischia di mettere in seria difficoltà palazzo Chigi. D'altra parte, il 'soccorso azzurro' di Forza Italia, e più in generale del centrodestra che ha permesso il via libera all'emendamento alla Camera, difficilmente potrà ripetersi al Senato nel caso il governo dovesse porre la fiducia. Un quadro generale che rende più forte la tendenza verso le urne in autunno, tra settembre e novembre. Qualche elemento di chiarezza in più si potrà formalmente avere domani sera quando il segretario del Pd tirerà le somme delle consultazioni di queste ore nel corso della riunione della direzione del partito. Stesso discorso per Alfano che nei prossimi giorni vedrà i vertici del suo partito prima di decidere cosa fare. In ballo per i moderati di Ap c'è anche il progetto di una riorganizzazione dell'area centrista, insieme al leader di Energie per l'Italia Stefano Parisi e a Carlo Calenda.
Matteo Renzi ci tiene a sottolineare come la scelta di sostenere un sistema proporzionale non sia mai stata la prima opzione ma anche come sia stato il Capo dello Stato a chiedere alle forze politiche di trovare un accordo sulla legge elettorale: i Democratici quindi - è la replica - mantengono un impegno verso il Colle, considerato vincolante. E ragiona, cercando di rassicurare gli interlocutori, nel caso di elezioni anticipate a settembre non ci sarebbe da temere per la solidità dei conti pubblici: la manovra economica, che è all'esame del Parlamento fra ottobre e dicembre, potrà essere approvata - dice Renzi - dal nuovo Esecutivo. Certo, ammette, ci vuole prudenza e, guardando al dopo voto, spiega come nessuno scenario sia da escludere, larghe intese comprese.
Intanto, domani dovrà convincere il partito a dargli il mandato per cambiare rotta: la Direzione infatti è chiamata ad approvare la svolta proporzionalistica. Un sì scontato ma che dovrà confrontarsi con le perplessità di Andrea Orlando e della sua truppa di parlamentari, che proprio per fare il punto potrebbero riunirsi qualche ora prima dell'appuntamento al Nazareno. A favore del 'tedesco' si schiera intanto apertamente il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: si tratta infatti - dice - di un sistema che consentirà la rinascita del centrosinistra. E proprio il progetto di costruire una forza a sinistra del Pd è inseguito da Articolo 1-Mdp, che è pronto ad accettare la soglia del 5% convinto che incentiverebbe le forze a sinistra a correre insieme. Uno sbarramento che non convince invece Sinistra Italiana, che punterebbe al 3%, ma che soprattutto non piace ad Angelino Alfano. In Parlamento le votazioni sono destinate a iniziare molto probabilmente nella giornata di mercoledì ma già oggi e domani è in agenda una girandola di riunioni: non faccia a faccia con il segretario però (quello annunciato fra Renzi e Alfano è saltato) ma incontri fra una delegazione dei Democratici e quelle degli altri partiti.
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