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Partita la 'Carovana per la giustizia' del Partito Radicale. Tra le carceri del Paese per chiedere amnistia

Partita la 'Carovana per la giustizia' del Partito Radicale. Tra le carceri del Paese per chiedere amnistia

L'iniziativa al via dal carcere romano di Rebibbia. Prima tappa Reggio Calabria

08 giugno 2017, 15:24

Redazione ANSA

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Partita la carovana del Partito Radicale per la giustizia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Partita la carovana del Partito Radicale per la giustizia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Partita la carovana del Partito Radicale per la giustizia - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' partita dal Carcere romano di Rebibbia, la "Carovana per la Giustizia", del Partito Radicale che al momento è in viaggio verso la Calabria, dove rimarrà fino al 17 giugno. Nell'ambito dell'iniziativa saranno organizzati eventi tra cui le proiezioni pubbliche del docufilm di Ambrogio Crespi “Spes contra Spem", conferenze stampa, visite nelle carceri calabresi. Prima tappa: Reggio Calabria.
Gli obiettivi della Carovana, con a capo gli esponenti del Partito Radicale, Sergio D'Elia e Rita Bernardini, sono quattro:
· raccolta firme sulla proposta di legge delle Camere Penali per la separazione delle carriere (oggi sono state superate le 35000 firme delle 50000 necessarie per poter far discutere al Parlamento la proposta di legge volta a separare la carriera dei giudici e dei pubblici ministeri)
· 3000 iscritti al Partito Radicale entro il 31 dicembre 2017 per continuare le lotte di Marco Pannella
· amnistia e indulto come riforme obbligate per l’immediato rientro dello Stato nella legalità costituzionale italiana ed europea, premessa indispensabile per una Giustizia giusta
· superamento del 41 bis e il sistema dell’ergastolo, a partire da quello ostativo.

"Oggi - ha detto Sergio D'Elia durante la conferenza stampa - inizia questo viaggio che in realtà è il proseguimento della strada che Marco Pannella ha intrapreso da decenni per una riforma strutturale della Giustizia. Noi del Partito Radicale stiamo percorrendo l'ennesima tappa insieme a tutti quelli che dentro e le fuori le carceri credono che non si possa più aspettare per risanare la Giustizia in tutte le sue declinazioni: dalla lentezza dei processi all'abuso della custodia cautelare, passando per la tortura di Stato del 41bis e dell'ergastolo ostativo. Non a caso abbiamo scelto il carcere di Rebibbia come punto di partenza, perché ci muoveremo avendo virtualmente accanto tutte le migliaia di detenuti che pretendono in nome della Costituzione italiana il rispetto della loro dignità umana e la possibilità di riabilitarsi prima di tornare nella società civile"

"Marco Pannella - ha detto Rita Bernardini, giunta al tredicesimo giorno di sciopero della fame - concepiva il provvedimento di amnistia come necessario, strutturale, per una radicale riforma della giustizia, una giustizia inefficiente e lenta. La parola “amnistia” è spesso vietata e condannata , ma va riabilitata, perché è prima di tutto presente nella nostra Costituzione. Tuttavia è un obiettivo difficile da raggiungere considerate le priorità dell’attuale classe politica dirigente. Ma quello che si può fare subito è stralciare dalla parte del Ddl sul processo penale la parte che riguarda l’ordinamento penitenziario".

"Visto che si parte per una carovana - ha detto Francesco Petrelli, Segretario dell'Unione delle Camere Penali Italiane - possiamo veramente dire che saremo compagni di viaggio. In viaggio per una giustizia migliore e per un carcere più giusto, rispettosi dei diritti e dei principi della Costituzione. Per l’amnistia come unico strumento capace di rimediare con urgenza alla condizione di sostanziale illegalità nella quale vivono migliaia di detenuti. Continueremo assieme a raccogliere le firme per la separazione delle carriere, una campagna promossa dall’UCPI per avere finalmente un giudice terzo come lo vuole la nostra Costituzione, indispensabile al fine di realizzare un processo equo, moderno ed efficiente che possa restituire ai cittadini fiducia nella Giustizia"

"L’andamento della campagna di raccolta firme - ha detto Giuseppe Belcastro, Coordinatore comitato organizzatore per la separazione delle carriere - conferma due dati importanti. Il primo è che l’avvocatura italiana ha percepito perfettamente la rilevanza di quella che da tempo viene definita “madre di tutte le battaglie” ed ha risposto con un entusiasmo inaspettato. Il secondo è che il numero di firme raccolte (oltre 35.000 in poco più di 30 giorni) indica che l’iniziativa ha intercettato un bisogno largamente avvertito dai cittadini. La separazione delle carriere trova, dunque, piena cittadinanza tra i temi della Carovana per la giustizia. Non è una battaglia contro la magistratura, ma, al contrario, una battaglia per garantire la vera autonomia della funzione giurisdizionale e dei giudici che la esercitano".

 

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