La tenda di Romano Prodi, per usare l'ultima metafora usata dal Professore, per ora resta vicina al Pd. Il fondatore dell'Ulivo incontra stamattina a quattr'occhi Matteo Renzi e, pur rassicurandolo, avrebbe messo in chiaro quelle che, anche essendo ormai "un felice pensionato", restano i suoi capisaldi: unità del centrosinistra e alleanze chiare. Priorità che il leader dem avrebbe condiviso, chiedendo consigli all'ex premier su come muoversi per riuscire a superare veti, anche contro di lui, e difficoltà perchè il centrosinistra torni vincente.
Dopo settimane in cui Prodi viene descritto, nonostante le smentite dell'interessato, come il deus ex machina del nuovo soggetto a sinistra del Pd, guidato da Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani, l'incontro con Renzi viene descritto da entrambi i lati come positivo. Il segretario dem avrebbe spiegato a Prodi di non aver mai lavorato per un abbraccio con Silvio Berlusconi ma di essere stato costretto a tentare la via, poi fallita, di una legge elettorale proporzionale perchè l'unica che, sulla carta, aveva chance di successo in Parlamento.
Un primo chiarimento importante per l'ex presidente della commissione europea che si considera l'uomo del bipolarismo, che per vent'anni ha duellato (e vinto) con il Cavaliere. Così come, ha ricordato Prodi, il Pd è il partito da lui fondato e per la cui unità il Professore ha sempre lavorato pur essendo stato, ricorda oggi il fratello Franco, "quattro volte tradito dagli amici", la più dolorosa "quella dei 101". Se avesse deciso di andare altrove, sarebbe stata la rassicurazione, l'avrebbe detto con chiarezza. E per non dare messaggi discordanti, il Professore non dovrebbe partecipare l'1 luglio alla manifestazione con cui Pisapia battezza a piazza Santi Apostoli l'Alleanza per l'Italia.
Parole che fanno tirare un sospiro di sollievo ai renziani ben consapevoli dell'appeal della figura di Prodi sull'elettorato dem. Ma che non cambiano le difficoltà per riunire il centrosinistra, su cui i due ex premier, a quanto si apprende, si sono confrontati. "Il tema ora non è uscire da un accampamento per entrare in un altro. Il nodo vero è capire se il centrosinistra è una somma di realtà o di roccaforti", è l'analisi di Gianni Cuperlo che, dopo giorni di silenzio, smentisce di voler lasciare il Pd per passare con il Campo Progressista di Pisapia ma assicura una "battaglia" da dentro il Pd per "un cammino federativo". La strada, a maggior ragione ora che è chiaro che si voterà a fine legislatura, è lunga. Ma, a parole, Prodi non sembra aver perso le speranze e, anche da fuori, si dice pronto a lavorare per superare le divisioni. E, tra una battuta e l'altra, dice di restare per ora super partes. "No, no, per carità, la giacca ce l'ho ancora...", scherza in mattinata con i cronisti che gli chiedono se nel centrosinistra in molti gli tirano la giacca. Dal canto suo, anche Renzi si mostra convinto che un filo comune si possa trovare anche se l'alleanza deve avvenire sui contenuti e su capisaldi come l'abbassamento delle tasse o il jobs act lui non ha intenzione di tornare indietro.
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