"Traini, l'attentatore di Macerata, l'avevo visto all'orizzonte dieci mesi fa, quando poi abbiamo cambiato la politica dell'immigrazione". Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, rievoca i timori per la tenuta democratica espressi quest'estate, in due colloqui pubblicati da La Stampa e La Repubblica, che lo hanno seguito nella sua vista nelle Marche.
"Noi fermando gli sbarchi, costruendo la legalità e la sicurezza abbiamo fatto capire qual è il confine tra democrazia e populismo, che incatena i cittadini alle paure. E lo abbiamo fatto senza muri, senza filo spinato e senza evocare l'invasione", sottolinea su Repubblica. Rivendica l'accordo con la Libia, chiave della sua politica: "Un patrimonio dell'Italia di cui dovremmo essere orgogliosi. Da sette mesi consecutivi calano gli sbarchi, una cosa impensabile qualche tempo fa.ì Numeri piccoli significa che il fenomeno si può gestire, numeri grandi e senza controllo mettono a rischio la tenuta democratica del Paese, come dissi prima dell'estate".
"Oggi - prosegue - 22 mila profughi sono stati rimpatriati dalla Libia volontariamente e con un'assistenza economica dall'Onu". La promessa di Berlusconi di mandare via 600 mila stranieri "è la promessa di chi ha fatto la più grande sanatoria di stranieri mai vista in Italia. E' una strada superata dai fatti, un'idea finita. Chi è arrivato qua, dopo immani sofferenze, non vuole tornare indietro mai più".
Quanto al raid di Macerata, aggiunge che "chi sostiene una minima posizione giustificazionista sull'episodio crea una frattura democratica. Il punto cruciale della democrazia è il rispetto della legge", "è stata una rappresaglia con una matrice nazista e fascista".
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