L'immagine di un centrodestra unito che Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno cercato di dare ieri sera con il vertice a palazzo Grazioli non dura nemmeno 24 ore. Nelle stesse ore in cui il leader della Lega conferma di guardare al Movimento Cinque Stelle come interlocutore principale, il Cavaliere riunisce i parlamentari per chiudere ad ogni ipotesi di intesa con i pentastellati: "Apro la porta per cacciarli", dice l'ex premier smentendo le voci in merito ad una sua disponibilità ad un esecutivo con i grillini.
Poche parole che evidenziano la divergenza di linea all'interno della coalizione. Davanti agli azzurri l'ex capo del governo ostenta tranquillità sulla compattezza del centrodestra ma è evidente che il suo progetto non è lo stesso di Salvini. L'obiettivo principale per Berlusconi è quello di evitare le urne, "dobbiamo scongiurarle a tutti i costi", è la premessa del lungo intervento nella sala della Regina a Montecitorio. E l'unica strada è quella di tentare un governo a tutti i costi, un esecutivo che ha nel Pd il suo principale interlocutore ma che non disdegna un eventuale sostegno da parte dei singoli grillini: Ognuno di voi convinca un parlamentare M5s a sostenerci, è la richiesta avanzata dal capo di Forza Italia ai suoi. Un'operazione che richiede tempi lunghi e che Berlusconi non ha nessuna fretta di accelerare con la speranza di poter convincere anche gli alleati a cambiare posizione. Salvini e Meloni infatti non hanno nessuna intenzione di aprire ad un'intesa con i Dem.
La preoccupazione in sala però è evidente soprattutto nei conciliabili post riunione emerge la consapevolezza che i piani di Salvini siano altri: ormai il dialogo con i Cinque Stelle è avanzato - è il ragionamento - e noi rischiamo di essere marginali. Già perchè è proprio il futuro che preoccupa la pattuglia azzurra in particolare chi è eletto al Nord dove il 'peso' del Carroccio è nettamente superiore a quello di Fi. Un dato che Berlusconi non nasconde anzi per l'ex capo del governo la 'colpa' del risultato di Fi è da attribuire alla sua incandidabilità. Ora però l'obiettivo del leader azzurro è quello di uscire dall'angolo sfruttando il fattore tempo con la convinzione in realtà che il leader della Lega più che un esecutivo con i pentastellati voglia ritornare alle urne. A temerlo sono gli azzurri convinti che con un nuovo voto la Lega possa consolidare il suo vantaggio e di fatto terminare l'opa su Forza Italia. Una preoccupazione che conoscono bene anche a Grazioli tanto che il leader di Forza Italia ha fatto sapere ai suoi parlamentari che uno dei punti discussi con Salvini e Meloni è proprio evitare il cambio di casacca anche dentro la stessa coalizione: "Chi vuole lasciare i gruppi si iscriverà al Misto". In attesa delle 'mosse' di Salvini e soprattutto del giro di consultazioni da avviare con gli altri partiti, Berlusconi congela anche la questione dei capigruppo. L'ex premier ha fatto sapere che in vista della fase delicata Renato Brunetta e Paolo Romani restano al loro posto ma che successivamente i gruppi dovranno riunirsi per procedere alle votazioni per eleggere i loro vertici
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