Nelle stesse ore in cui il caso dei migranti sulla Diciotti si avvia a soluzione sul governo giallo-verde arriva la tegola della giustizia. La notizia dell'avviso di garanzia da parte della Procura di Agrigento nei confronti del vicepremier Matteo Salvini irrompe in serata, poco prima dell'arrivo del leader leghista alla festa di partito di Pinzolo. Ed è una notizia che cambia, allargandoli, i margini della vicenda migranti. Una vicenda che vede ora nero su bianco lo scontro tra una parte dell'esecutivo e la magistratura e che, al momento, registra il gelido silenzio del M5S alla notizia delle indagini nei riguardi del ministro dell'Interno. Per ora anche il Colle assiste - silenziosamente - con preoccupazione ad una escalation di colpi di scena che rasenta la crisi istituzionale. Salvini, dal palco, ribadisce la compattezza dell'esecutivo sulla linea dura, nomina e ringrazia il premier Giuseppe Conte e l'altro vicepremier Luigi Di Maio e scandisce come, a prescindere dagli atti della magistratura, la gente è con lui.
I toni, come accade da settimane, restano "elettorali", la volontà del titolare del Viminale di portare lo scontro, ora con i pm, ora con l'Europa, è ferma. Dalla piazza della località trentina il vicepremier annuncia che a settembre metterà in campo il decreto sicurezza, non lesina attacchi ai magistrati e delinea una riforma della giustizia dal sapore quasi berlusconiano. La gente, in piazza, lo applaude mentre dalla Lega arrivano i primi messaggi di solidarietà. "L'indagine nei confronti di Salvini è una vergogna, sempre con lui", scrive su facebook il ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana. E, con il passare delle ore, se il Pd resta in silenzia la solidarietà al leader leghista si allarga ad una parte di FI - tradizionalmente anti-giustizialista - coinvolgendo il governatore della Liguria Giovanni Toti e Gianfranco Rotondi, politicamente lontano dalla Lega. Durissima la presa di posizione di Giorgia Meloni che parla di "atto sovversivo" e chiede l'intervento di Sergio Mattarella. Ma l'atteggiamento del leader leghista rischia di mettere in difficoltà i membri pentastellati del governo, a cominciare dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che già ieri aveva fatto trapelare qualche malumore per l'attacco via facebook ai giudici da parte del deputato del Carroccio Giuseppe Bellachioma. Sia Di Maio sia Conte, sia i loro account sui social, per l'intera giornata restano muti. Mentre, sui social, esponenti e militanti Pd rilanciano un post di Di Maio quando chiedeva, via twitter, le dimissioni dell'allora ministro dell'Interno Angelino Alfano quando risultò indagato per abuso di ufficio.
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