"Nessuno di noi ha un piano B, c'è solo il piano A e il piano è fare la manovra del popolo e le elezioni europee a maggio, quando i popoli europei creeranno un terremoto che cambierà gli equilibri della Commissione e del Parlamento europeo. Nulla sarà più come prima": così il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, parlando a Rtl 102.5.
"Ogni volta che noi tre ci vediamo, ci parliamo e troviamo una soluzione", ha rassicurato poi Di Maio, parlando dei rapporti con il premier Giuseppe Conte e l'altro vicepremier, Matteo Salvini, con il quale esiste un rapporto "da parte mia di cordialità e lealtà. Stiamo portando avanti questioni che ci vedono anche a volte non perfettamente d'accordo con un capirci al volo che non era per niente scontato". Dopo il dl fiscale, Di Maio ha smentito anche tensioni con i sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Massimo Bitonci.
"Andremo avanti per 5 anni per realizzare il contratto di governo - ha assicurato il ministro -. Avrà una brutta sorpresa chi scommette sulla caduta del governo".
Poi Di Maio, intervenendo sempre a 'Non stop news' su Rtl 102.5, dopo l'intervento di Beppe Grillo alla festa del Movimento a Circo Massimo, ha detto che "Grillo ha esposto la propria idea che non è nel contratto di governo, non ci lanciamo in una grandissima riforma costituzionale sul presidente della Repubblica". "Grillo si riferiva sicuramente all'abolizione dei senatori a vita, all'abolizione del reato di vilipendio, che è un reato medievale. I cittadini non saranno perseguitati da una ennesima riforma costituzionale", ha aggiunto.
"Stamattina - ha aggiunto - manderemo la lettera alla Commissione Ue in cui ribadiremo che siamo disponibili a sederci al tavolo e riconoscere come interlocutori le istituzioni europee". "Sembra scontato ma c'è la percezione di un governo che non vuole interloquire, che vuole farsi i fatti suoi. Ma noi siamo nell'euro e nell'Europa e ci vogliamo restare", ha precisato.
Una lettera puntuale. Per ribadire che l'Italia si muove nei confronti di Bruxelles con "spirito di leale e costruttiva collaborazione" ma ha bisogno di cambiare marcia per crescere davvero. Nella risposta che il governo si prepara a inviare alla Commissione Ue i rilievi sulla manovra verranno respinti al mittente, almeno per ora, spiegando che l'extradeficit non rappresenta poi uno sforamento così drammatico e serve a "investire sui diritti dei cittadini".
Risposta a Ue, leale collaborazione ma deficit non cala
Di Maio, capiranno, sforiamo dello 0,4% e investiamo su diritti
Una lettera puntuale. Per ribadire che l'Italia si muove nei confronti di Bruxelles con "spirito di leale e costruttiva collaborazione" ma ha bisogno di cambiare marcia per crescere davvero. Nella risposta che il governo si prepara a inviare alla Commissione Ue i rilievi sulla manovra verranno respinti al mittente, almeno per ora, spiegando che l'extradeficit non rappresenta poi uno sforamento così drammatico e serve a "investire sui diritti dei cittadini".
Il 'fatidico' 2,4%, insomma, non cambia. O perlomeno, non prima che si sia portato fino in fondo il "contraddittorio" con le istituzioni europee che, ne è convinto Luigi Di Maio, alla fine porterà a "condividere gli obiettivi". Eventuali contromisure non saranno prese in considerazione nell'immediato, non prima di aver valutato l'impatto che avrà sui mercati la scelta di tenere il punto e di andare avanti con questa manovra, che ha già incassato il declassamento di Moody's, e che si avvia a ricevere la bocciatura ufficiale anche da Bruxelles. I mercati, secondo gli analisti, hanno già incorporato il downgrade e non dovrebbero avere reazioni troppo negative in avvio di settimana. Ma a 'ballare' davvero su borsa e spread si potrebbe iniziare quando arriverà il giudizio ufficiale della Commissione, che si riunisce martedì per esaminare le manovre di tutti i Paesi e dovrebbe poi diffondere il parere tra martedì e mercoledì. Di lì in poi si dovrà rivalutare tutta la situazione. "Il 2,4% è un tetto massimo per tutte le misure in essa contenute, ma non è detto che questo accada perché potrebbero esserci delle difficoltà anche operative", ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti in una intervista. Ma al momento, anche a taccuini chiusi, esponenti di governo continuano a ribadire che non si cambia nulla.
Alla lettera, ha confermato Di Maio, stanno lavorando il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il premier, dal palco della kermesse del Movimento 'Italia a 5 Stelle', si è fatto "garante del contratto", mandando il messaggio di un governo saldo e intenzionato a durare "fino al 2023". E ha sottolineato che "l'Italia ora si fa rispettare nei consessi internazionali, con forza, dignità, determinazione e giusto orgoglio". Restando comunque, come recita anche il comunicato del Consiglio dei ministri diffuso a tarda notte, "saldamente e fermamente ancorata all'interno dell'Unione Europea e dell'euro". Una garanzia che lo stesso Di Maio ha dato anche dal salotto di 'In 1/2 ora', ribadendo che "non c'è un piano B, c'è solo un piano, il piano A" che è restare in Europa "per cambiarla".
E il primo passo è proprio una manovra "molto coraggiosa" che ribalta il modello "dell'austerity" che finora non ha portato a ridurre il debito, per "investire sui diritti dei cittadini". Per farlo, è il ragionamento su cui punta l'esecutivo, si utilizza uno spazio in realtà limitato di deficit, appena "lo 0,4%", considerando "i debiti che ci hanno lasciato i precedenti governi" sotto forma di clausole di salvaguardia. Il target dell'indebitamento netto, in effetti, partiva da un tendenziale più alto di quanto ipotizzato solo in aprile, circa il 2%, per effetto anche della minore crescita. Ma a contare, per Bruxelles, è lo sforzo strutturale: per il 2019 era richiesta una correzione dello 0,6% che non ci sarà. Anzi, il deficit strutturale (calcolato al netto degli effetti del ciclo economico) peggiorerà dello 0,8% rispetto a quest'anno. Non solo, la Commissione contesta anche stime troppo ottimistiche di crescita, che il governo sostiene invece non sia affatto gonfiate e che potrebbero addirittura migliorare per effetto del piano di riforme strutturali non tutte già 'cifrate'. A non essere rispettata, secondo la prima analisi di Bruxelles, è infine la 'regola del debito'.
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