"Spiace che muoia sempre qualcuno di giovane. Non ho mai conosciuto questa persona e non le ho mai parlato": così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha risposto oggi a Melfi (Potenza) a chi gli chiedeva un commento sulla morte di Imane Fadil, testimone nel processo cosiddetto Ruby. Quello che ho letto delle sue dichiarazioni - ha aggiunto Berlusconi - mi ha fatto sempre pensare che fossero tutte cose inventate e assurde".
La rafgazza è stata ricoverata all'Humanitas di Rozzano per una gravissima disfunzione del midollo osseo che aveva smesso di produrre globuli bianchi, rossi e piastrine. Da quanto si è saputo, i medici nel cercare le cause di questa grave aplasia midollare avevano anche pensato ad un tumore, poi escluso. Ora l'autopsia dovrebbe chiarire cosa abbia aggredito il midollo e poi gli organi vitali, portando, nel giro di un mese, alla morte.
La Procura di Milano indaga per omicidio volontario per la morte di Imane Fadil, la modella marocchina teste chiave nel processo Ruby. La donna è morta per un "mix di sostanze radioattive", secondo quanto emerso dagli esami tossicologici. Intanto Il Centro Antiveleni dell'Irccs Maugeri di Pavia, che si è occupato del caso precisa che "non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività". E che la consulenza tossicologia richiesta dalla clinica dove era ricoverata Fadil riguardava "il dosaggio dei metalli".
Fadil, 34 anni, testimone chiave dell'accusa nei processi sul caso Ruby, è deceduta lo scorso primo marzo all'Humanitas dove era ricoverata da fine gennaio scorso. Lo ha riferito il procuratore di Milano Francesco Greco, spiegando anche che la giovane aveva detto ai suoi familiari e avvocati che temeva di essere stata avvelenata. Sul corpo è stata disposta l'autopsia.
Fadil è morta dopo "un mese di agonia", hanno riferito in Procura a Milano, dove si indaga per omicidio volontario sulla sua morte. Secondo le indagini, la modella marocchina, ricoverata il 29 gennaio prima in terapia intensiva e poi rianimazione, è stata vigile fino all'ultimo, nonostante i forti dolori e il "cedimento progressivo degli organi".
Solo una decina di giorni prima di morire Imane Fadil, una delle testimoni chiave del processo sul caso Ruby, aveva rivelato ai medici dell'Humanitas, dove era ricoverata in gravi condizioni, di temere di essere stata avvelenata. E' quel che risulta all'ANSA in base alle cartelle cliniche che la Procura ha sequestrato il primo marzo, giorno in cui la modella marocchina di 34 anni è morta a causa, come risulta dagli esiti degli esami tossicologici eseguiti in un centro specializzato di Pavia, di un mix di sostanze radioattive.
Era "molto sospettosa", in particolare nell'ultimo anno, Imane Fadil. Stando a quanto riferito all'ANSA da chi ha avuto modo di parlarle a lungo negli ultimi mesi, la 34enne temeva anche di essere "controllata" e andava ripetendo che aveva ancora "molte cose da dire" sul caso con al centro le serate ad Arcore. Diversi testimoni sono stati sentiti dai pm in questi giorni.
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