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Le vittime di revenge porn, tante minorenni e anche vip

Le vittime di revenge porn, tante minorenni e anche vip

Da Tiziana Cantone a Belen, quando l'intimità diventa vendetta

ROMA, 07 giugno 2019, 15:07

Redazione ANSA

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Maria Rosaria Giglio, la madre di Tiziana Cantone durante la presentazione di un ddl sul revenge porn in Senato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria Rosaria Giglio, la madre di Tiziana Cantone durante la presentazione di un ddl sul revenge porn in Senato - RIPRODUZIONE RISERVATA
Maria Rosaria Giglio, la madre di Tiziana Cantone durante la presentazione di un ddl sul revenge porn in Senato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quella che era intimità e condivisione, alla fine di una storia sentimentale, si può trasformare in rabbia, violenza e in alcuni casi, in continuo aumento, anche pubblica "gogna". L'emblema dell'intimità violata e data in pasto ai social è senza dubbio Tiziana Cantone. Per la 31enne la "gogna mediatica" fu talmente insopportabile da portarla alla decisione di suicidarsi. Nemmeno la sua morte placò l'ondata di fango che la travolse perché addirittura dopo il suicidio ci fu un'impennata della diffusione dei video, anche in forma di parodia.

Un fenomeno quello del revenge porn che non conosce latitudini e non risparmia le minori, anzi le vittime designate per eccellenza vista anche l'ingenuità propria dell'età. A Treviso nel dicembre del 2014 tre ragazzi, tra i 14 ed i 15 anni, convinsero una bambina di 13 a seguirli in un garage e a compiere atti sessuali il tutto ripreso con il telefonino. Alla fine inviarono il video ad un migliaio di coetanei con whatapp.

Nel novembre del 2017 una sessantina di liceali di Modena e Reggio Emilia scoprirono che le proprie immagini hard erano finite sul web. Le ragazze si erano scattate centinaia di selfie hot in una chat di whatsApp con l'impegno che doveva rimanere segreta. Ma secondo le vittime a sciogliere quel patto fu proprio il fidanzato di una delle ragazze. Sono, infatti, molto spesso gli ex, lasciati e non capaci di accettare la fine della relazione, a ricattare le donne.

A volte, però, soltanto per vile denaro. E' il caso della showgirl Belen Rodriguez che nel 2010 presentò una denuncia nei confronti dell'ex fidanzato: l'aveva ricattata chiedendole 500 mila euro e minacciando di diffondere in rete un filmato hard. Il video privato, che ritraeva una giovanissima Belen, allora 17enne, in scene di sesso con il suo ex fidanzato argentino, finì in rete e divenne uno dei più cliccati e scaricati dal web: fu persino trovato in vendita a 20 euro sulle bancarelle a Napoli.

Un'altra vittima illustre fu Diletta Leotta, il volto di SKy Sport, nel novembre del 2017 trovò in rete i suoi scatti senza veli e alcuni video hard rubati dal suo cellulare. La giornalista spiegò che i filmati le erano stati sottratti da 'cloud', ovvero la memoria virtuale, del suo telefonino.

Tra i casi famosi recenti, c'è anche quello della deputata Giulia Sarti, autosospesasi dal M5S per il caso rimborsopoli, vittima di un "revenge porn". Ed è di pochi giorni fa una vicenda avvenuta in provincia di Napoli che ricalca il solito copione: per vendicarsi della fine della relazione aveva aperto un falso profilo Facebook a nome dell'ex compagna, pubblicando foto intime della donna.

Cinque anni dopo l'uomo, un 51 anni di Pompei è finito sotto processo dopo la denuncia-querela presentata dalla vittima, anche nei confronti di Mark Zuckerberg, fondatore e proprietario di Fb perchè dopo due anni il falso profilo, in precedenza oscurato, sarebbe tornato attivo. In tutti i casi è difficile ottenere un effettivo diritto all'oblio.
   

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