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Festival del giornalismo, Ramani e il #metoo in India - IL VIDEO

Festival del giornalismo, Ramani e il #metoo in India - IL VIDEO

Priya Ramani, così ho costretto alle dimissioni il ministro degli esteri

06 aprile 2019, 11:49

dell'inviato Michele Cassano

ANSACheck

Festival Internazionale del Giornalismo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Festival Internazionale del Giornalismo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Festival Internazionale del Giornalismo - RIPRODUZIONE RISERVATA

"I contraccolpi ci sono stati e ci saranno, in India e in altri paesi. Ma questo hashtag #MeToo, che unisce in modo invisibile le donne in tutto il mondo, è un'esperienza molto potente". Parola di Priya Ramani, la giornalista indiana che grazie alle sue denunce ha costretto alle dimissioni il suo primo direttore, MJ Akbar, diventato nel frattempo Ministro degli Esteri.

"E' stata una lunga battaglia, iniziata nel 2017 - ha raccontato al Festival di giornalismo di Perugia - a seguito della mia denuncia altre accuse di stupro e molestie sessuali sono venute fuori e MJ Akbar si è poi dimesso nell'ottobre 2018". Una vicenda di cui si è discusso molto in India e non solo, anche perché dall'esponente governativo sono arrivate accuse di un complotto politico ai suoi danni e Priya Ramani si è dovuta difendere da una denuncia per diffamazione. La giornalista è opinionista del Mint di Bangalore, testata che ha diretto per quasi dieci anni. In passato è stata inviata per Reuters, redattrice di Cosmopolitan e ha lavorato per la startup di editoria digitale Juggernaut. Grazie alla sua denuncia, apparsa inizialmente su Vogue India, il #metoo si è affermato in India.

Dopo di lei, altre 20 giornaliste hanno denunciato di essere state molestate da Akbar. E' nato un vero e proprio movimento che sta portando avanti - come spiegato dalla giornalista - una battaglia fondamentale in un paese dove le molestie e le violenze, anche nei confronti delle bambine, sono un fenomeno molto diffuso. Ramani ha spiegato perché ha denunciato le molestie molti anni dopo i fatti. "Avevo 23 anni, ero la prima donna nella mia famiglia a lavorare - ha spiegato -. Sono andata al mio primo colloquio di lavoro e lì sono stata oggetto di molestie. Non volevo che i miei genitori sapessero perché non mi avrebbero più mandata a lavorare".

"Purtroppo ci sono tante donne che fanno fatica a parlare, per difendere i loro figli e la reputazione della famiglia - ha proseguito -. Ma ogni donna che porta la sua voce fa la differenza. E' un movimento di liberazione per le donne e serve grande solidarietà tra di noi. Dobbiamo unirci e farci forza, solo così vinceremo la nostra battaglia". 

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