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Divorzio: ok della commissione Giustizia alla riforma dell'assegno

Divorzio: ok della commissione Giustizia alla riforma dell'assegno

Da lunedì l'esame in Aula alla Camera

10 maggio 2019, 08:55

Emanuela De Crescenzo

ANSACheck

Una torta nuziale divisa in due - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una torta nuziale divisa in due - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una torta nuziale divisa in due - RIPRODUZIONE RISERVATA

Da lunedì prossimo alla Camera inizierà l'esame della proposta di legge sull'assegno divorzile, la Commissione Giustizia ha dato l'ok unanime. La riforma si è resa necessaria dopo la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (n.18287/2018) che ha sancito che l'assegno di divorzio ha "natura assistenziale, compensativa e perequativa". Tre criteri, che insieme alla durata del matrimonio, serviranno a stabilire l'entità dell'assegno, non più basato sul "tenore di vita" utilizzato per quasi trenta anni.

L'obiettivo è appunto quello di superare il parametro del 'tenore di vita' durante il matrimonio e valorizzare altri aspetti perché, secondo la Cassazione, "si deve adottare un criterio composito" che tenga conto "delle rispettive condizioni economico-patrimoniali" e "dia particolare rilievo al contributo fornito dall'ex coniuge" alla vita familiare, al "patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all'età". Quindi la nuova legge stabilirà dei parametri certi che si fondano sulla durata del matrimonio, l'età del destinatario dell'assegno, le sue condizioni di salute e la ridotta capacità di reddito. Ma fondamentale per stabilire la cifra dell'assegno sarà il contributo personale ed economico fornito dai coniugi durante il matrimonio: in particolare in che modo ognuno ha partecipato per creare il proprio patrimonio e quello comune.

Ad archiviare definitivamente il 'tenore di vita', e la prospettiva del mantenimento a vita dell'ex coniuge, è stata un'altra sentenza della Cassazione, la 11504 del maggio 2017, che si è pronunciata sul divorzio, avvenuto nel 2013 dopo 20 anni di matrimonio, tra l'ex ministro Vittorio Grilli e la moglie imprenditrice.

Il politico le versò due milioni di euro ritenendo di aver assolto il suo compito. Ma la donna esigeva anche un vitalizio ed è ricorsa in Cassazione: ma per gli 'ermellini' i tempi sono ormai cambiati e occorre "superare la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come 'sistemazione definitiva'".

Fino ad oggi l'iter del provvedimento, come ha spiegato il presidente della Commissione Giustizia della Camera Francesca Businarolo, è stato molto "fluido" perchè l'orientamento di tutti i gruppi è stato "unanime" grazie anche al parere degli esperti ascoltati durante le audizioni che hanno confermato la necessità di un intervento legislativo per rendere definiti e stabili i criteri per l'assegnazione dell'assegno.

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