Matteo Salvini e Luigi Di Maio in Aula. E la maggioranza giallo-verde che platealmente si spacca sulla Tav. Diventa anche una sfida tra i vicepremier la partita del Senato sulle mozioni pro e contro l'opera. Ma in serata Palazzo Chigi frena le tentazioni leghiste di aprire un caso e sostenere la tesi secondo cui la mozione no-Tav che il M5s si appresta a votare sarebbe una sfiducia nei suoi confronti: "La votazione sulla mozione-Tav in programma al Senato - viene affermato - non prefigura in alcun modo un sindacato sull'operato del governo né tantomeno sull'operato del presidente del Consiglio".
Il ministro dell'Interno è pronto, dicono i leghisti, a porre subito dopo il voto un "problema politico" nell'esecutivo. E il leader M5s, con la sua presenza a Palazzo Madama, vuole inviare un messaggio ai suoi e insieme lanciare una campagna di rivendicazione delle "battaglie" pentastellate e di accuse all'alleato di essere totalmente schiacciato sul "sistema" dei partiti. Ma fonti vicine a Conte, alla vigilia del confronto, sottolineano da un lato che era impossibile bloccare l'opera per il No della Francia e dall'altro che solo "il Parlamento, nelle sue prerogative sovrane" può decidere di aprire un percorso per "impedire in maniera unilaterale la realizzazione dell'opera". Insomma, la tesi è che qualsiasi decisione venga presa dal Parlamento, non mette in discussione le scelte del governo e tantomeno il governo stesso.
L'esecutivo sembra però in una situazione di "pre-crisi", anche a prescindere dal voto del Senato sulla Tav: veti incrociati di M5s e Lega su tre decreti che riguardano le crisi aziendali, la scuola e i prodotti caseari, portano alla decisione di dare il via libera in Cdm solo "salvo intese": bisognerà tornare a discuterne. La novità è che Di Maio presenta una norma per provare a sbloccare il dossier Ilva, garantendo tutele "a scadenza" sui reati ambientali, che metteranno al riparo Arcelor Mittal, a condizione che rispetti precisi impegni in tempi definiti. Ma tra alleati proseguono gli scambi di accuse: i Cinque stelle definiscono "assurda" l'assenza di Salvini per un comizio ad Arcore e lui ribatte che le riunioni non vengono "convocate per tempo".
Tra Salvini e Di Maio in Senato per il voto sulla Tav ci sarà il ministro Danilo Toninelli, no Tav convinto e bersaglio preferito delle invettive di Salvini. Da lui, insistono i leghisti, potrebbe partire un rimpasto di governo. Ma in quella che fonti di via Bellerio preannunciano come una "lunga giornata", si preannuncia una battaglia sul filo della crisi. Il ministro dell'Interno è pronto a sollevare il "problema politico" di un partito che vota contro il suo stesso governo. Se si spingerà fino ad aprire la crisi, i leghisti non sanno dire: "Valuterà lui, parlerà lui", vanno ripetendo. In molti sostengono che così non sarà, perché agli atti resta il sì del governo all'opera.
Ma certo, il no pentastellato diventerà un'altra freccia all'arco del vicepremier contro Di Maio e i suoi. Il leader M5s, che in serata riunirà i pentastellati in una difficile assemblea congiunta, rivendicherà la battaglia sulle mozioni come puramente parlamentare, non in grado di porre a rischio il governo. Se le Camere volessero, è la tesi, la Tav non si farebbe: "Per noi è una battaglia importante, sarà bello vedere votare la Lega insieme al sistema, come ha già fatto su Radio Radicale", affermano fonti pentastellate.
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