Nel settimo anniversario, che ricorre
domani, della morte del cardinale Carlo Maria Martini, per oltre
20 anni Arcivescovo di Milano, il nome del presule resta legato
alla sua intensissima attività di teologo e biblista, ma anche
ad una delle pagine più significative della storia d'Italia:
risale a 35 anni fa e fu il gesto eclatante deciso dai
terroristi per indicare la fine definitiva della lotta armata in
Italia. Era il 13 giugno 1984: nell'Arcivescovado di Milano uno
sconosciuto si presentò al segretario del cardinale Carlo Maria
Martini, don Paolo Cortesi, e abbandonò sul tavolo tre borse,
contenenti fucili, pistole e bombe a mano. Era l'arsenale dei
"Comitati Comunisti Rivoluzionari", gruppo terroristico di
sinistra, ritenuto contiguo alle Brigate Rosse, che negli anni
settanta aveva firmato eclatanti azioni di sangue. L'arsenale fu
consegnato al cardinal Martini a significare la resa dei
terroristi ma anche per sollecitare una mediazione della Chiesa
per una "riconciliazione umana,sociale e politica".
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