Il governo Conte bis, dopo la fiducia al Camera, ottiene la fiducia anche al Senato con 169 sì,8 voti in più rispetto alla necessaria maggioranza politica di "quota 161". Ma per il secondo giorno consecutivo anche l'Aula di Palazzo Madama si trasforma in un ring tra Giuseppe Conte e il leader della Lega Matteo Salvini
Un duello che va in scena con il concorso di un'agguerrita tifoseria della Lega che ha fatto il suo esordio con la leghista Lucia Borgonzoni la quale ha esibito in Aula una maglietta che esortava: "Parliamo di Bibbiano!". Nonostante il tentativo della presidente Elisabetta Alberti Casellati a far abbassare i toni, sospendendo anche la seduta, cori hanno scandito i lavori in Parlamento. Urla e grida che inneggiavano ad "elezioni, elezioni!", che irridevano il Pd su Bibbiano e lo stesso premier, accolto in Aula all'urlo di "traditore!" e poi "dignità!", uomo "senza onore". Salvini, dalla piazza di lunedì è passato oggi all'attacco dallo scranno vellutato di palazzo Madama.
Salvini: Conte si vergogna dei 5s, e' il nuovo Monti
Il premier ha anche incassato la dichiarazione di fiducia della senatrice a vita Liliana Segre, preoccupata per "l'inesorabile imbarbarimento" verso cui si era incamminata la società e a favore di un governo che "operi in difesa della democrazia". L'ex ministro dell'Interno ha menato fendenti contro il presidente del Consiglio, accusandolo di "poltronismo" e di subalternità all'Europa, oltre che di mancanza di stile. Un Conte "inchiodato" alla poltrona come "le vecchie mummie della prima Repubblica". "Lo stile - ha ironizzato - non si può ricondurre solo alla cravatta, alla pochette o al capello ben tagliato". Lo ha attaccato sul programma, "un compitino scritto a casa" e per le nuove alleanze: "Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Monti e Renzi", ha detto rivolto a tutti i 5 Stelle. "Abituatevi a tante piazze come quelle di ieri siete minoranza nel paese ma anche all'interno dei vostri partiti" ha ricordato Salvini alludendo alla manifestazione di piazza di ieri.
Una vera corrida che Conte ha cercato di dominare rinfacciando all'ex vicepremier l'arroganza per aver chiesto i "pieni poteri" con l'idea di portare il Paese alle elezioni "unilateralmente", accusandolo di mancanza di "dignità" per il suo "voltafaccia", e ancora di "arroganza" e di aver addossato ad altri colpe pur di mettere al sicuro la sua leadership. Alla fine, nonostante le astensioni del dem Matteo Richetti e del 5 Stelle Gianluigi Paragone e l'assenza di due senatori, Saverio De Bonis e Lello Ciampolillo, il risultato per il nuovo governo è confortante. Il nuovo esecutivo ottiene 169 voti a favore, solo due in meno rispetto alla fiducia ottenuta nel 2018 ma comunque sufficienti per blindare la corsa iniziale del nuovo esecutivo. " Un nuovo inizio per l'Italia, una stagione riformatrice di rilancio e speranza", ha commentato soddisfatto il premier che è tornato a snocciolare i contenuti programmatici portanti, tra cui il taglio delle tasse: partendo da quelle dei lavoratori, con interventi sul cuneo fiscale. Un esecutivo, tuttavia, alle prese con la definizione della squadra di governo che sta creando malumori in entrambi gli schieramenti. Un vertice che sarebbe servito ai due alleati a fare il punto e a portare il pacchetto di nomine dei sottosegretari al prossimo consiglio dei ministri di giovedì è infatti saltato, anche se in molti scommettono che si riesca comunque a chiudere la partita nelle prossime ore, rispettando il ruolino di marcia impresso da Conte.
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