Parlando della bufera che si è abbattuta sulle procure, il leader della Lega Salvini ritiene che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella debba intervenire pubblicamente, "ne va dell’immagine dell'intera magistratura italiana". Così l'ex ministro intervistato a 'Fuori dal coro', su Rete 4, parlando della bufera sulle procure nata dal 'caso Palamara'. Il Quirinale dovrebbe far sentire la sua voce? Gli è stato chiesto. "Dal mio punto di vista sì", ha ribadito.
Il Csm apre la pratica sui magistrati citati nell' articolo della Verità, chiesta dai componenti laici della Lega. Ad occuparsene sarà la Prima Commissione, a cui il Comitato di presidenza ha inviato gli atti.
Dalla Procura di Perugia sono giunti "ulteriori atti" dell'inchiesta sul pm romano Luca Palamara, la cui valutazione è "indispensabile ai fini delle considerazioni conclusive sulle azioni disciplinari esercitate e sulle eventuali nuove azioni da assumere". Lo sottolinea la Procura generale della Cassazione.
Intanto il quotidiano 'La Nazione' pubblica il testo di nuove intercettazioni di Palamara.
"E pure per la ragazza c'è un procedimento disciplinare se mi iscrive dopo sei mesi senza motivo...": a dirlo era Luca Palamara con l'amico Luigi Spina, membro dimissionario del Csm, in un'intercettazione agli atti dell'indagine della procura di Perugia. A riportarla è "La Nazione", collegando il riferimento al Pm Gemma Miliani, titolare del fascicolo con il collega Mario Formisano.
Secondo la ricostruzione del quotidiano, l'ex presidente dell'Anm, e già consigliere a Palazzo dei Marescialli, riteneva ci fosse stato un ritardo nell'iscrizione dopo la trasmissione degli atti dalla Procura di Roma. L'intercettazione si riferisce alla notte del 16 maggio 2019. La conversazione venne registrata dal trojan piazzato sul telefono. "M'ha detto una cazzata Alberto...", inveisce Palamara riferendosi probabilmente a una comunicazione di un collega che gli avrebbe fatto capire che l'indagine era stata archiviata. Spina - scrive ancora La Nazione - ribatte: "Non lo so, non ce l'hanno mandata... può essere pure che qualcuno che se ne sta per andare in pensione te la vuole far pagare ed intanto ti manda questa cosa... eh... e poi la richiesta di archiviazione".
La vicenda delle intercettazioni di Palamara, che ha portato alle dimissioni i vertici dell'Anm, continua ad agitare le acque anche della politica. Il senatore della Lega Matteo Salvini chiede infatti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di sciogliere il Csm. "Mi aspetto che colui che comanda il Csm, ovvero il presidente della Repubblica Mattarella, lo sciolga, perchè dopo quello che abbiamo letto, qualche dubbio che la giustizia sia uguale per tutti viene e dunque serve una rinomina con un'estrazione a sorte per tagliare il sistema di potere della magistratura e dare fiato ai tanti magistrati liberi". Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini che aggiunge: "Il Csm va azzerato, noi faremo una riforma della giustizia in nome del popolo italiano e non in nome di qualche corrente".
"Sono sorpreso. Io ho sempre scritto da solo i miei provvedimenti, anche quelli più complessi. Forse é anche possibile scriverli a più mani ma ciò dovrebbe risultare ufficialmente". Il sostituto procuratore generale di Bologna Valter Giovannini reagisce così alla pubblicazione, su 'La Verità', di altre conversazioni in chat agli atti dell'inchiesta della Procura di Perugia. Da questi dialoghi sembrerebbe che, nonostante l'estensore della sentenza disciplinare del Csm su Giovannini fosse Luca Palamara, un altro magistrato consigliere, Nicola Clivio, abbia contribuito alla redazione. "A questo punto - dice all'ANSA Giovannini, ex procuratore aggiunto - è urgente chiedere alla Procura di Perugia copia di tutte le chat che in qualche modo mi riguardano". Ieri il magistrato aveva annunciato l'intenzione di chiedere alla Procura umbra, attraverso il suo legale, se vi siano intercettazioni sulla sua vicenda disciplinare, per valutare di chiedere la revisione del procedimento. Giovannini è stato sanzionato con la censura da parte del Csm, confermata dalla Cassazione, per il caso di Vera Guidetti, farmacista di 62 anni che uccise la madre e poi si suicidò, qualche giorno dopo essere stata ascoltata dal pm, nel marzo 2015, come testimone in un'indagine su un furto di gioielli. La sezione disciplinare del Csm aveva condannato il magistrato per aver "trascurato" le garanzie difensive a tutela della donna e per avere così violato norme processuali.
Ma oggi sull'inchiesta di Perugia riesplode la polemica. Mentre all'interno dell'Anm le varie correnti prendono posizione.
"Lo spazio temporale intercorso dopo la sospensione della seduta del Cdc dell'ANM di sabato 23 maggio non ha condotto a una soluzione alternativa per formare una nuova coalizione di Giunta, prima delle elezioni. Le ragioni che avevano indotto Area a ritenere venute meno le condizioni politiche per il proprio contributo nell'esperienza avviata un anno fa non sono superate. Non trovandosi una soluzione per una nuova Giunta, sarà quella uscente guidata da Luca Poniz a continuare il suo mandato sino all'indizione di nuove elezioni". Così in una nota il gruppo di Area nel Comitato direttivo centrale di Anm. "L'attende un'attività di grande responsabilità: l'esame delle conclusioni dei probiviri sui fatti di maggio 2019, la richiesta alla Procura di Perugia degli atti di quell'indagine e i tavoli aperti presso il ministero della Giustizia. L'ANM e AreaDG non mancheranno di proseguire e completare il lavoro. Il gruppo di AreaDG è pronto a collaborare per realizzare queste finalità con gli altri gruppi che fanno parte della Gec. Il Cdc assumerà un ruolo ancora più centrale e ognuno potrà interloquire su proposte ed iniziative".
I componenti del Comitato direttivo centrale (Cdc) dell'Anm di Magistratura Indipendente annunciano di voler lasciare lo stesso Cdc "debole, scarsamente autorevole, in una parola delegittimato", che "persevera nella autoassoluzione e nella autoconservazione". In una nota MI ricorda che "la giornata di sabato 23 maggio ha consegnato un'Anm in cui sono esplose tutte le contraddizioni e le lacerazioni conseguenti alla pubblicazione delle conversazioni private del dr. Palamara. Un fiume impetuoso di fango si propaga rapidamente rompendo gli argini, ma i tre gruppi che decidono le sorti associative (Upc - Area - AI) trovano dopo nemmeno due giorni la forza per ricompattarsi pur di non annegare, lanciandosi reciprocamente giubbotti gonfiabili. Il paradosso dei paradossi è che una 'mano tesa' è stata rivolta anche a Magistratura Indipendente, invitata a rendersi parte responsabile per "collaborare" alla "tenuta" complessiva della Anm in un grave, gravissimo momento di difficoltà. No, grazie". Magistratura Indipendente ha formulato "l'unica opzione seria: anticipare il voto per il rinnovo di un Cdc che è in proroga già da marzo e per di più è privo della credibilità necessaria per discutere di qualsivoglia riforma di sistema. Per questo obiettivo abbiamo offerto una leale collaborazione e una disponibilità anche alla mediazione, che però non sono state raccolte. Bocciate le nostre proposte, si voterà tra altri 5 mesi, e per noi non ha alcun senso far parte di una ristretta cerchia di persone - di cui alcune direttamente coinvolte dalle conversazioni pubblicate - che pervicacemente si auto-assolvono ed auto-alimentano attaccate a un respiratore artificiale, confidando che la bufera passi e che i magistrati ne perdano il ricordo".
"Le parole di De Magistris, 'andavo bene solo se attaccavo Berlusconi', quelle di Palamara, 'dovevo andare contro Berlusconi'. Le vicende legate allo scandalo delle intercettazioni venute fuori dall'inchiesta di Perugia aprono uno squarcio di verità sull'aggressione giudiziaria da parte di certa magistratura contro il Presidente Berlusconi negli ultimi 26 anni. La storia sta dando ragione a Forza Italia e a chi, come il nostro Presidente, ha sempre sostenuto il pericoloso e irrisolto cortocircuito tra politica e giustizia nel nostro Paese". Lo afferma in una nota Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. Forza Italia annuncia la presentazione di un pacchetto di proposte di riforma della giustizia.
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