Tornano alle urne i francesi per il ballottaggio dei sindaci delle loro città dopo che il primo turno - due giorni prima dell'inizio del lockdown - aveva fatto segnare un picco di polemiche e un minimo storico di partecipazione al voto. Nessun pathos sulla capitale, con Anne Hidalgo che distanzia le avversarie anche se i sondaggi le assegnano ben 10 punti in meno rispetto alla prima elezione di 6 anni fa. Probabile un ridimensionamento dei candidati sindaci de La Republique en Marche, il partito di Macron.
E' una giornata di duelli e di "triangolari" in un giugno caldissimo ma con un clima nel paese molto diverso dal 15 marzo, quando molti chiesero invano il rinvio delle elezioni al presidente Emmanuel Macron. Il paese si chiuse nel lockdown due giorni dopo, ci fu chi accusò il governo di aver alimentato i contagi spingendo la gente ai seggi. Tre mesi dopo, tutto è cambiato: scuole riaperte, contagi bassissimi, con le uniche preoccupazioni che arrivano dalla Guyana (nella provincia d'Oltremare, elezioni rinviate), tutti gli indicatori tranquillizzanti, i rimanenti cluster sotto controllo.
Si vota in 4.820 comuni, dopo una campagna elettorale chiaramente segnata dalle regole del distanziamento e dai divieti di assembramento. I sondaggi non sanno sciogliere il nodo centrale di questa elezione inedita: dopo la partecipazione al 44,3% (minimo storico di sempre) nel pieno della bufera Covid-19, l'astensionismo si confermerà altissimo o gli elettori torneranno alle urne? Nel primo caso, il ballottaggio assomiglierà al primo turno anche nei risultati, piuttosto scontati. Se molti decideranno invece di andare a votare, certe situazioni potranno essere capovolte. Seguono con il fiato sospeso il numero dei partecipanti i vertici e i candidati di LREM, la maggioranza presidenziale e di governo: molti candidati di Macron hanno incassato sconfitte pesanti, se voteranno gli stessi di 3 mesi fa - dopo una gestione della pandemia spesso criticata - la situazione non potrà certo migliorare.
Gli occhi di tutti sono rivolti a Parigi, ma nella capitale i giochi sembrano fatti: Anne Hidalgo - con la sua politica anti-auto, i lavori per trasformare le piazze in giardini, la chiusura delle arterie della capitale con traffico spesso limitato ma congestionato - è al 45% delle preferenze, secondo i sondaggi. Sono 10 punti in meno di 6 anni fa ma è il prezzo che paga per una politica urbana che ha diviso i parigini. Staccata di 10 punti Rachida Dati (Republicains), ex ministra della Giustizia di Nicolas Sarkozy, che ha guadagnato punti nella campagna elettorale ma non a sufficienza per impensierire la sindaca uscente. Segue, attorno al 18%, l'ex ministra della Salute, Agnès Buzyn, catapultata da Macron nella campagna elettorale parigina mentre stava gestendo l'inizio di quella contro la pandemia. Con scarsissimo successo.
Nel nord, grande attesa per il risultato di Edouard Philippe, candidato a Le Havre. Il premier si è rivelato l'alter ego di Macron, sempre sobrio, misurato, introverso e gelosissimo della sua privacy familiare. Se il presidente ha pagato il periodo del Covid-19 in popolarità, Philippe ci ha guadagnato. E in molti pensano che l'annunciato rimpasto che avverrà nelle prossime settimane servirà anche all'Eliseo per cambiare un premier che sta diventando troppo ingombrante.
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