Hanno trascorso la notte in fabbrica gli operai della Whirlpool Napoli. Non hanno voluto lasciare la fabbrica e hanno deciso di trascorrere le ultime ore lì, prima della chiusura del sito, come deciso dalla multinazionale americana, che avverrà oggi a mezzanotte. Dopo, non sarà più consentito entrare in fabbrica se non "ai fini del legittimo esercizio dei diritti sindacali derivanti dal Ccnl", come scritto nella comunicazione dell'azienda. Per riscaldarsi, gli operai hanno acceso un fuoco in un cesto difettoso della lavatrice, un pezzo destinato al macero che, nella notte, è servito per combattere il freddo.
"Dall'assemblea con i lavoratori Whirlpool, molto partecipata sia dagli operai che da forze politiche, movimenti e personalità vicine alla vertenza, è emerso un forte sentimento di consapevolezza dello scontro in atto tra multinazionale e governo". Così Antonio Accurso, segretario generale della Uilm Campania, che è intervenuto all'iniziativa promossa dalla Rsu nello stabilimento di via Argine. "Difendere i lavoratori di Whirlpool Napoli - secondo Accurso - significa difendere tutto il gruppo, la validità degli accordi sottoscritti in sede istituzionale e la credibilità di un Paese nei confronti di chi non rispetta leggi e impegni. Il Governo non può più limitarsi a dire che sta dalla nostra parte e offrire sostegni e incentivazioni alla Whirlpool, ma fare valere gli accordi individuando una soluzione nella continuità degli accordi sottoscritti penalizzando la Whirlpool che non sta mantenendo gli accordi violando la legge". "I lavoratori di Napoli, il sindacato, la città e tutti quelli che hanno capito il valore della vertenza - conclude Accurso - non molleranno, siamo noi l'Italia che Resiste il governo batta un colpo e faccia valere il suo peso. Se non si troverà una soluzione nessuno potrà ritenersi assolto".
"L'iniziativa di oggi l'avevamo convocata ancor prima dell'incontro con il presidente del consiglio, perché volevamo lanciare un messaggio che rimane attuale: per noi il 31 ottobre è una data e fino a quando non riprende la produzione di lavatrici a Napoli la vertenza è aperta". Lo ha detto il segretario generale della Fiom Cgil di Napoli, Rosario Rappa, introducendo l'assemblea aperta promossa dalla Rsu della Whirlpool nello stabilimento di via Argine. I lavoratori non mollano e sanno che gli unici due soggetti che non hanno cambiato idea sono l'azienda, che dal primo giorno dice che bisogna chiudere, e il sindacato, che dal primo giorno dice che bisogna continuare a produrre lavatrici". "C'è il governo che è sbandato - ha concluso Rappa - quindi noi faremo tutte le iniziative, sia per convincere Whirlpool, che è la nostra prima controparte, a modificare la sua decisione e nei confronti del governo affinché assuma decisioni coerenti con le dichiarazioni che hanno fatto. Per noi, fino a quando non si ritorna a produrre lavatrici a Napoli, la vertenza continua".
"Avevamo chiesto che il governo facesse di tutto per far rispettare alla Whirlpool l'accordo sindacale dell'autunno del 2018. Ciò non è accaduto e questo è grave perché si ha la sensazione che in questo paese, soprattutto in questo momento, conti più una multinazionale del governo". Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris rispondendo alle domande dei cronisti a margine dell'assemblea aperta alle forze politiche, sociali ed istituzionali promossa dalla Rsu a via Argine. "Adesso - ha precisato il sindaco di Napoli - è il momento delle proposte, a cui il governo questa volta non si può sottrarre. Noi l'abbiamo fatta una proposta seria, perché ci abbiamo lavorato con giuristi ed economisti. Abbiamo discusso anche con i lavoratori nei mesi scorsi. Far diventare questo luogo il primo esempio di una fabbrica bene comune, dove il governo, la Regione Campania, la Città Metropolitana acquisiscono le azioni della Whirlpool con un'attività di produzione e se nel caso anche di riconversione, con i lavoratori che entrano nell'organizzazione e nella produzione". "Sarebbe per la prima volta - ha concluso de Magistris - una vera attuazione dell'articolo 3 della Costituzione. È fattibile sul piano giuridico, fattibile sul piano delle competenze, perché questa non è un'azienda decotta, qui ci sono delle competenze tecniche, professionalità, voglia di mettersi in gioco per una nuova sfida. Noi ci siamo, la città è unita quindi io chiedo immediatamente al governo di convocarci, come ho già chiesto formalmente, anche in video conferenza, per concretizzare la nostra proposta".
Mancano quindi poche ore alla chiusura della Whirlpool di Napoli: non ci sono margini per continuare a tenere aperto quel sito produttivo. Sembra dunque essere arrivata la fine per la vertenza degli operai dell'ultima fabbrica di Napoli est, iniziata nel maggio 2019. Mesi di lotte, di speranze, anche di illusioni per gli operai, di proteste e manifestazioni, chiedendo il rispetto di un accordo che la multinazionale aveva preso con il Governo italiano e che è diventato carta straccia. Tutto per provare a scongiurare il rischio e il pericolo di rimanere senza lavoro. Un rischio oramai realtà, così come messo nero su bianco dalla multinazionale americana che in una lettera ha comunicato la cessazione delle attività del sito di Napoli nella notte tra il 31 ottobre e l'11 novembre. Da quel momento, l'accesso in fabbrica, sarà consentito per "i soli fini del legittimo esercizio dei diritti sindacali derivanti dal Ccnl o altre comprovate esigenze personali, e nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza vigenti".
Una comunicazione che gli operai hanno appreso dai siti, senza aver ricevuto nulla in maniera diretta. "Ci aspettiamo che prima o poi arrivi", commenta un operaio. La notizia arriva negli stessi istanti in cui gli operai da Napoli, con i sindacati, sono in videoconferenza con il premier Giuseppe Conte, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il sottosegretario al Lavoro Stanislao Di Piazza, la sottosegretaria al Mise Alessandra Todde. Segno, per gli operai che la multinazionale "va dritta per la sua strada, senza dare ascolto a nessuno, ridicolizzando il Governo italiano".
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