Il velo di commozione e' sceso alla fine, quando dopo esser stato omaggiato da un lungo applauso, il 'festeggiato', Emanuele Macaluso, 90 anni oggi, ha preso parola, ricordando aneddoti, compagni e maestri del passato. Ad ascoltarlo, big della sinistra di ieri e di oggi, il presidente del Senato Pietro Grasso, e il "vecchio amico", il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tutti giunti nella sala Koch di Palazzo Madama per augurare "buon compleanno" ad uno
degli ultimi grandi della sinistra italiana. Un omaggio, quello allo storico dirigente del Pci, giunto al termine di una settimana che e' stata un po' un amarcord della sinistra italiana: partita con la presentazione del libro di Massimo D'Alema, passata per l'anteprima del documentario di Walter Veltroni su Enrico Berlinguer e finita con il tributo a Macaluso. Una settimana in cui si sono ritrovati vecchi e nuovi volti della sinistra, proprio come oggi a Palazzo Madama, dove
erano seduti Napolitano, Veltroni, Giuliano Amato, Enrico Letta. E tutti, alla fine, sono scattati in piedi per un lungo applauso.
L'ex dirigente Pci ha ringraziato tutti, a partire da Napolitano che, sulle pagine de 'L'Unita', ha inviato un messaggio di auguri "al vecchio amico" Macaluso. "Amici, e portatori di comuni posizioni ideali, lo siamo stati da quando Emanuele e io non avevamo ancora compiuto i quarant'anni (forse i trenta). Ma ci siamo sempre piu' avvicinati negli ultimi venticinque anni", ha scritto il capo dello Stato, che con Macaluso e Giorgio Amendola fu uno dei leader della corrente
migliorista, a testimonianza di un legame che unisce Napolitano al politico siciliano da decenni. Un'amicizia che non e' stata minimamente intaccata dall'intervista rilasciata da Macaluso qualche giorno fa al Corsera, al quale evocava le possibili dimissioni del capo dello Stato fra sei mesi.
Ma sono davvero tante le vite vissute dal nisseno Macaluso, tesserato al Pci, clandestinamente, sin dal 1941 e dal 1947 al 1956 segretario regionale della Cgil. Sorriso ironico e baffi ben curati, Macaluso fu segretario regionale del Pci, divenendo, alla fine degli anni '50, uno degli ideatori del 'milazzismo',
che porto' ad un governo regionale sostenuto da comunisti, socialisti, monarchici, missini e fuoriusciti Dc e con la stessa Dc all'opposizione. Un esperimento d'avanguardia ma cosi' imitato da trasformare 'l'operazione Milazzo' (dal nome di Silvio Milazzo) in un neologismo usato per indicare la convergenza di due schieramenti politici (destra e sinistra, per lo piu') per isolare un terzo, spesso di centro.
Membro della segreteria del Pci dal 1963, 3 volte deputato e 4 senatore, tra i dirigenti piu' di spicco dell'era Berlinguer, Macaluso ha scritto - e diretto per 4 anni - a lungo per 'L'Unita'', dove firmava i suoi corsivi con la sigla "em.ma". E ancora oggi non ha perso, con i suoi articoli e i suoi libri, la
vis polemica che lo ha accompagnato in tante battaglie anche private, come nel 1944, quando fini' in carcere per adulterio per
la relazione con Lina, gia' sposata. Amico di Vittorini e Sciascia, togliattiano convinto e, negli ultimi anni, sostenitore dell'adesione del Pd al socialismo europeo, Macaluso non ha nascosto la sua distanza tra il suo mondo e quello di Matteo Renzi.
Ma oggi e' sul passato che ha voluto soffermarsi. Ricordando, ad esempio, il bibliotecario e compagno di partito Michele Cala'
che, ferito gravemente durante i bombardamenti, corse a casa per salvare i volumi 'proibiti'. "Mori' per salvare i libri", e' stato
il messaggio lanciato da chi, per dirla con le parole di Grasso, ha lasciato "un segno indelebile" nelle istituzioni e nella politica italiane.
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