"Il Consiglio federale ha votato all'unanimità la condivisione della linea politica affidando mandato pieno al segretario Matteo Salvini sulla via della Lega nazionale". Lo riferisce una nota del partito, al termine del consiglio durato quasi 5 ore alla Camera.
"Un confronto bello utile e su alcuni temi puntiamo ai risultati: taglio delle tasse, referendum sulla giustizia e pensare agli ultimi e ai dimenticati dalla sinistra. Quindi voto all'unanimità sulla linea politica in Italia e in Europa, pieno mandato per stare da protagonisti al governo. I temi non sono destra o sinistra ma lavorare sul taglio delle togliere un po' di burocrazia. Sono intervenuti tutti da Zaia a Fedriga, da Giorgetti ai sindaci, al commissari regionali". Così il leader della Lega, Matteo Salvini al termine del consiglio federale del partito. "Voto unanime e mandato pieno al segretario che adesso ha fame e va a mangiarsi un piatto di pasta a casa, senza Di Maio e senza la pizza", ha concluso.
"Un bel consiglio federale. Una bella discussione, il confronto è sempre positivo. Salvini ha ascoltato tutti, anch'io ho espresso le mie idee. La Lega è una, è la casa di tutti noi e Salvini ne è il segretario. Saprà fare sintesi, porterà avanti la linea". Così il vicesegretario della Lega, Giancarlo Giorgetti, al termine del consiglio federale.
La resa dei conti nella Lega è partita con una sorta di tregua armata in attesa dell'assemblea di dicembre. Il primo round lo vince duque Matteo Salvini mettendo in riga i 'ribelli'. In primis il suo vice, Giancarlo Giorgetti. "Io ascolto tutti e decido, come sono solito fare sempre", annuncia il segretario arrivando alla Camera per il consiglio federale del partito, convocato 24 ore prima. In una sala Salvadori blindatissima e assolutamente off limits a quasi chiunque, il "capitano" parla per 50 minuti. E rimarca l'esigenza di essere compatti e stare sui fatti. "Mi interessa parlare di flat tax o bonus ai genitori separati. Mi appassionano i temi concreti. Non altro", insiste. Convinto che "la visione della Lega è vincente".
Poi, come fa sapere il partito, tutti - compreso Giorgetti - esprimono "totale fiducia nell'attività, nella visione e nella strategia del leader". Oltre ai due duellanti, alla riunione ci sono il terzo vicesegretario Lorenzo Fontana, i capigruppo di Camera e Senato e i commissari regionali. Collegati in video i governatori, da Zaia a Fedriga. Per il leader comunque l'obiettivo sembra centrato: ribadire a tutti che la linea del partito di via Bellerio la dà lui, non altri. Dalle tasse al lavoro, che si vuole difendere nella manovra, fino al neogruppo sovranista da costruirsi in Europa. Parola d'ordine è ora zittire ogni rumor di divisioni e crepe interne. Anzi, dopo le ultime uscite molto dure di Giorgetti, al limite del grottesco con il paragone con Bud Spencer, è necessario stoppare subito la corrente 'governista' che continua a prendere le distanze, bacchettando la linea di 'lotta' che Salvini alterna a quella di governo. Il risultato è dunque la tregua armata che dovrebbe durare un mese o poco più, fino a quando nell'assemblea programmatica prevista l'11 e 12 dicembre ( con parlamentari, governatori, sindaci, esponenti di governo ed eurodeputati), non si tireranno le fila sulla linea strategica del partito. Salvini la definisce un'occasione per "sancire, aggiornare e decidere i binari su cui viaggiamo".
Scontro congelato ma tensione alta, nonostante le apparenze.
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