L'Economist incorona l'Italia 'Paese dell'anno': "è cambiata" con Draghi, "un premier competente e rispettato a livello internazionale" e non si può negare che "sia migliore di un anno fa". C'è "una maggioranza che ha sepolto le divergenze a sostegno di un programma di profonde riforme" in vista dei fondi del Recovery ed un'economia che si sta riprendendo meglio di quelle francesi e tedesche, scrive la rivista mettendo però in guardia sul "pericolo che questa insolita esplosione di governance possa subire un'inversione" se Draghi andasse al Quirinale, "un incarico più cerimoniale", lasciando il posto ad un premier "meno competente".
"Auguroni", scrive The Economist in italiano ricordando che il riconoscimento non è destinato al Paese più grande, il più ricco o più felice ma "a quello che, secondo noi, è migliorato di più". Il premio all'Italia non è legato alla vittoria degli Europei o a quella di Eurovision ma alle sue "politiche", ribadisce la rivista britannica ricordando anche i risultati della campagna di vaccinazioni contro il Covid, con un tasso tra "i più alti d'Europa". The Economist ricorda di aver "spesso criticato" il Paese per la scelta dei suoi leader, come nel caso di "Silvio Berlusconi che avrebbe potuto utilmente seguire l'ammonimento della canzone vincitrice dell'Eurovision 'stai zitto e comportati bene'". E rammenta come gli "italiani, a causa di governi deboli, fossero più poveri nel 2019". "Eppure quest'anno L'Italia è cambiata", chiosa la rivista britannica enfatizzando il ruolo del premier Draghi.
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