Il finale di partita sull'energia potrebbe disputarsi a dicembre. Ma l'esito è ancora tutto da scrivere. L'affannosa ricerca di un punto di caduta sul price cap sul gas continua a dividere l'Europa e le crepe si allargano anche al tetto al petrolio russo. Con Mosca che torna a fare la voce grossa: se accordo sarà, Vladimir Putin darà ordine di punire tutti i Paesi che aderiranno chiudendo i rubinetti di petrolio e gas. La strada per l'intesa dei Ventisette però è ancora in salita e passa da una nuova riunione straordinaria dei ministri dell'Energia - che sarà convocata, ma manca l'ufficialità, il 13 dicembre - e dal sigillo sul meccanismo di correzione di prezzo. Che nei prossimi giorni dovrà attraversare una metamorfosi rispetto alla proposta indigesta a tutti messa sul tavolo dalla Commissione europea.
E dal quale dipende il destino del resto del pacchetto Ue sul gas, tenuto in ostaggio da Roma - e non solo: senza l'approvazione del cap, ha avvertito anche Parigi, non ci saranno né acquisti congiunti di gas né accordi di solidarietà. Ad aprire la schermaglia politica nell'arena dell'Europa Building - il quarto in cinque mesi, a cui si aggiungono altre due riunioni ordinarie - è stato proprio il titolare dell'Energia italiano, Gilberto Pichetto, che ha ufficializzato il rifiuto dell'alleanza dei 15 Paesi favorevoli al cap nei confronti della proposta di Bruxelles. Un testo considerato così com'è irricevibile da tutti. E che quindi dovrà essere cambiato per arrivare al sospirato compromesso. Il nodo cruciale non è l'asticella - pur decisamente alta a detta di molti - del tetto, fissata da Bruxelles a 275 euro al megawattora, quanto la forma stessa del meccanismo e i suoi criteri di attivazione.
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