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Mattarella: 'No all'assolutismo della maggioranza, non ci può essere un'autorità senza limiti'

Mattarella: 'No all'assolutismo della maggioranza, non ci può essere un'autorità senza limiti'

Il capo dello Stato alla cerimonia per la Settimana sociale dei cattolici

03 luglio 2024, 20:45

di Fabrizio Finzi

ANSACheck
Sergio Mattarella a Trieste - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sergio Mattarella a Trieste - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non trasformare il diritto della maggioranza a governare in un assolutismo della maggioranza; bisogna rimanere coscienti dei propri limiti nell'esercizio del potere: il "dovere di governare" non può mai significare una restrizione dei diritti da parte della maggioranza nei confronti della minoranza.

Sono i paletti del presidente della Repubblica che oggi ha esaustivamente fornito la sua visione repubblicana al proprio mondo di provenienza, quello cattolico, riunito a Trieste per la consueta settimana sociale.

E' stata una lunga prolusione attentamente pensata, ricca di citazioni, colta nel suo dispiegarsi che ha permesso a Sergio Mattarella di riproporre concetti e puntualizzazioni che sembrano rivolti alla maggioranza sebbene nascano da preoccupazioni globali. Come però non pensare all'attuale fase politica italiana quando il capo dello Stato parla di Costituzione, di "quell'alito della libertà" che si respirava nel primo dopoguerra e che fu il propulsore di una Carta "a intelaiatura e garanzia dei diritti dei cittadini".

Come non pensare all'Italia quando il presidente esprime tutta la sua preoccupazione per la tenuta della democrazia quando si manifesta una "disaffezione" al voto così grave? Riflessioni che spaziano dal "politologo" ante-litteram Tocqueville al filosofo del dubbio e del dialogo, Norberto Bobbio, e che fanno da cornice al cuore del messaggio presidenziale: "l'esercizio della democrazia non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio suffragio nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino - perché tra loro inscindibili - libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell'umanità condivisa".

Per questo bisogna battersi sempre, e forse oggi ancor di più, contro "l'analfabetismo di democrazia", perché "democrazia è esercizio dal basso, perché democrazia è camminare insieme".

Tante ed evidenti le preoccupazioni del presidente per un vento d'involuzione che soffia sull'Europa ed attraversa l'Atlantico. Si moltiplicano nel pianeta "democrazie affievolite e depotenziate da tratti illiberali", dove le maggioranze si sentono sciolte da vincoli e sacri patti: la Costituzione - puntualizza Mattarella ad un'uditorio attentissimo - ricorda che il bene comune non è il bene pubblico dell'interesse della maggioranza, "ma il bene di tutti e di ciascuno al tempo stesso".

E ancora più chiaramente questa volta usa Rousseau per criticarlo e tutti pensano a quanto sta accadendo in Italia con le riforme: "Tosato contestò l'assunto di Rousseau, in base al quale la volontà generale non poteva trovare limiti di alcun genere nelle leggi, perché la volontà popolare poteva cambiare qualunque norma o regola. Lo fece con parole molto nette: "Noi sappiamo tutti ormai che la presunta volontà generale non è in realtà che la volontà di una maggioranza e che la volontà di una maggioranza, che si considera come rappresentativa della volontà di tutto il popolo può essere, come spesso si è dimostrata, più ingiusta e più oppressiva che non la volontà di un principe". Un fermo no, quindi, all'assolutismo di Stato, a un'autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice. La coscienza dei limiti, a partire dalla presidenza della Repubblica - sottolinea per essere ancora più efficace - è un fattore imprescindibile di leale e irrinunziabile vitalità democratica".

Lezione di democrazia, quindi. Nel difficile rapporto tra la libertà dell'individuo e il bene comune. Tormento ben noto al mondo cui oggi ha parlato, i cattolici ai quali ha riconosciuto di aver superato il dilemma con generosità: "Per i cattolici l'adesione alla Costituzione ha coinciso con un impegno a rafforzare, e mai indebolire, l'unità e la coesione degli italiani". Poco prima don Matteo Zuppi aveva affascinato il presidente con queste parole: "la partecipazione, cuore della nostra Costituzione, consente e richiede la fioritura umana dei singoli e della società, accresce il senso di appartenenza, educa ad avere un cuore che batte con gli altri, pur tra le differenze".

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