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L'Aula trasformata in un ring in nome dell'Europa

L'Aula trasformata in un ring in nome dell'Europa

Tra urla e fischi è bagarre su Meloni. Fornaro: 'Si inginocchi'

ROMA, 19 marzo 2025, 21:33

di Alessandra Chini

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Alla Camera il dibattito sul Consiglio Ue, Meloni in Aula - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alla Camera il dibattito sul Consiglio Ue, Meloni in Aula - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'Aula della Camera è ring per un giorno.

Grida e insulti da una parte all'altra dell'emiciclo con il presidente Lorenzo Fontana che fatica a mantenere l'ordine ed è costretto a sospendere più volte i lavori. Il tutto per le proteste, durissime, delle opposizioni sulle parole "inaccettabili" della premier sul Manifesto di Ventotene.

La seduta parte lenta con la discussione generale sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue. La premier prende appunti, i banchi del governo sono al completo. Quando Meloni prende la parola per le repliche alzandosi in piedi tra Guido Crosetto e Orazio Schillaci nessuno immagina la bagarre che sta per scattare. Il suo intervento scorre, tutto sommato, senza troppe scintille con l'opposizione fino al finale che è però, durissimo.

 

La premier legge alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene e va all'attacco: "Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia". Parole che fanno esplodere la protesta con urla e fischi dell'opposizione e gli applausi, fragorosi, da quelli della maggioranza. Ad applaudire è anche qualcuno dai banchi del governo, cosa che fa andare ancor più su tutte le furie diversi deputati. Il ministro Foti prova a leggere i pareri del governo sulle risoluzioni ma non riesce a sovrastare il frastuono. Fontana interrompe la seduta.

 

 

E' solo il primo, tempo, però. Alla ripresa della seduta le opposizioni gridano alla premier che deve vergognarsi e chiedere scusa. Durissimo l'intervento di Avs con Marco Grimaldi e del Dem Federico Fornaro. "Si inginocchi presidente del Consiglio di fronte a questi uomini e queste donne, altro che dileggiarli", dice urlando. I deputati delle opposizioni sono tutti in piedi e applaudono, così come quelli della maggioranza che si sbracciano all'indirizzo dei banchi degli avversari. Ma l'acme della tensione si raggiunge quando, dopo un doppio riferimento, prima di Alfonso Colucci (M5s) e poi di Matteo Richetti al fascismo il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami sbotta: "Ma basta!".

Protesta, con urla e fischi dai banchi delle minoranze, mentre il centrodestra è tutto in piedi. La premier guarda alla sua sinistra con le mani nei capelli. Il presidente Fontana sospende i lavori e convoca i capigruppo. Alla ripresa le sue parole sono un monito a trecentosessanta gradi: "Prego di mantenere toni consoni e adeguati all'Aula della Camera. E questo anche per onorare la memoria di chi ha messo in gioco la propria vita per assicurare il principio di libertà e di espressione da parte di tutti". Ormai la seduta è, ad ogni modo, andata lunga con la premier che, alla ripresa, è dunque assente. Di fronte alle accuse di "fuga" del centrosinistra a intervenire è il sottosegretario Alfredo Mantovano, accorso in Aula in rappresentanza della presidenza del Consiglio. Meloni, spiega, "è in volo per Bruxelles, "ovviamente non è la stessa cosa se è presente il Presidente del Consiglio o il sottosegretario alla presidenza. Anche io avevo la mia agenda ma l'ho cambiata per rispetto del Parlamento". "Dobbiamo anche ringraziare...", ironizza qualcuno dai banchi dell'opposizione. A testimonianza che il clima è davvero surriscaldato la battuta di un big di FdI con i cronisti: "Non è che avete a portata di mano una copia del Manifesto di Ventotene così entro in Aula e la distruggo, tanto per rendere il clima più disteso...". A portare in Aula lo scritto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi è invece Angelo Bonelli che lo sventola in favore dei banchi del governo.
 

Giuseppe Conte ed Elly Schlein sono durissimi ma è altrettanto duro l'ultimo intervento, quello di Bignami che va all'attacco a testa bassa delle opposizioni tra gli applausi dei suoi. Il voto sulle risoluzioni arriva, poi, senza sorprese con i due schieramenti che, di fatto, tengono. Ma resta lo strascico di un clima avvelenato che, senza dubbio, non potrà non pesare sulle prossime sfide in Aula.
   

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