Dopo il via libera della Camera il 27 luglio il provvedimento è approdato in Senato dove il Movimento cinque stelle ha chiesto l'anticipo della discussione in Aula. La bocciatura della richiesta ha provocato polemiche. Il TESTO, presentato dal deputato del Pd, Matteo Richetti il 9 luglio 2015, è in discussione da oltre un anno in Parlamento.
I vitalizi, a dire il vero, sono stati gia' aboliti nel 2012 ma solo per i neo eletti: i parlamentari cessati dal mandato prima di quella data hanno infatti continuato a percepire gli assegni pre-riforma mentre a coloro che hanno esercitato un mandato prima del 2012, e che sono stati poi rieletti, si applica un sistema basato in parte sulla quota di assegni vitalizi maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo.
Le novità principali sono due: la stretta toccherà anche gli ex parlamentari, decisione oggetto di grandi polemiche, e gli assegni in futuro non arriveranno al compimento dei 65 anni ma più in avanti, in linea con i paletti della riforma Fornero. Secondo i calcoli del M5S, che ha conteso la paternità del ddl ai Dem, finora i vitalizi per chi è stato eletto ma non è più in carica sono costati 215 milioni di euro e hanno riguardato 2600 parlamentari. Il giro di vite riguarda poi anche le Regioni, che se non si adegueranno - è un'altra delle novità più recenti - vedranno le voci destinate ai vitalizi per i consiglieri regionali tagliate del 50%. Tornando in Parlamento, a differenza di quanto previsto in commissione, l'erogazione dei vitalizi resterà in capo a Camera e Senato e non passerà dunque all'Inps. La versione iniziale prevedeva infatti l'istituzione di una gestione separata ma la misura è incappata nei rilievi della commissione Bilancio così da obbligare il Parlamento ad una marcia indietro.
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