Il '68?: "è stato scegliere il gruppo dei pari contro la famiglia. La glorificazione della giovinezza e la decisione di tagliare ogni legame con la generazione precedente. Quelli che erano, come me, adolescenti nel '68 hanno avuto questa fortunata opportunità: hanno compiuto il parricidio rituale che segna l'uscita dall'infanzia tutti insieme invece che da soli, come si è sempre fatto. L'adolescenza è un momento di passaggio delicato e fondamentale, devi elaborare il lutto dell'uscita dall'infanzia. I genitori non sono più gli eroi senza macchia ma persone, fallibili e criticabili. Noi lo abbiamo celebrato collettivamente questo passaggio e con una forte carica di ribellione consapevole, la ribellione di chi ha in mente un altro progetto di sviluppo, di società, di relazione. Un'altra idea di come è bello vivere. Un'idea che non guarda solo alla cultura, al costume, anche all'economia. Prima di noi non lo ha fatto nessuno e, per ora, nemmeno dopo. Come sono gli adolescenti oggi? Chini ciascuno sul suo smartphone, rifiutano il rapporto , piuttosto che combattere contro i padri e le madri" dice all'ANSA Lidia Ravera.
Quello che resta?: "è rimasto qualcosa di buono e qualcos'altro di meno buono. Il '68 ha reso possibile il femminismo, una rivoluzione necessaria che non è ancora finita ed è bene continuare. Le ragazze sono uscite di casa e hanno visto e vissuto sulla loro pelle che la discriminazione continuava anche tra i giovani rivoluzionari. I leader erano loro e le ragazze erano di complemento. Tra le cose positive: lo svecchiamento dei costumi del nostro Paese, il divorzio, l'aborto, lo stato di famiglia che è cambiato. Adesso c'è troppo distacco tra la politica e l'esercizio della ricerca della qualità della vita. La politica riguarda la nostra felicità, abbiamo detto, deve continuare a essere così. Viviamo nella società dell'individualismo. Oggi ciascuno aspira con il suo blog al massimo possibile di like, ma si vive in grande solitudine. Noi ci incontravamo per immaginare un mondo diverso, eravamo fiduciosi che le cose si potessero cambiare. La società è ferma da parecchi anni, anche l'ascensore sociale è immobile.
Si muove la tecnologia e molto velocemente. Ma manca una dialettica degli opposti. Nel mio libro 'Il terzo tempo' (Bompiani) racconto come vive la vecchiaia la generazione che glorificato la giovinezza, come ontologicamente rivoluzionaria" dice l'autrice di 'Porci con le ali' scritto a quattro mani con Marco Lombardo Radice. "Dai ragazzi di oggi mi aspetto che trovino la loro strada: la vita è diventata dura hanno meno occasioni di quante ne abbiamo avute noi. E hanno avuto in sorte genitori a cui è difficile ribellarsi: abbiamo passato decenni a discutere, è difficile metterci in scacco" spiega la scrittrice.
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