Governo di legislatura M5s-Pd (difficilissimo); Governo del presidente - più esatto chiamarlo di "tregua" - per fare almeno la Legge di Bilancio e scioglimento già a dicembre 2018 (possibile ma ad oggi difficile); Governo balneare per tornare al voto già a ottobre (probabile). Sotto le ceneri sopravvive l'accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio che potrebbe cambiare le carte in un attimo. Perchè, ricordiamolo, Lega e M5s hanno insieme una maggioranza tale da riformare la legge elettorale a colpi di fiducia. Anche in 15 giorni, come ripete Salvini. Ecco gli scenari più quotati a quasi due mesi dalle elezioni quando ormai è chiaro a tutti che la partita tra le forze politiche è "impallata" e il desiderio di ricontarsi sta prendendo il sopravvento tra i "quasi" vincitori del 4 marzo. Scenari che si stanno valutando al Quirinale con estrema attenzione.
Infatti le elezioni in Friuli hanno dato vigore ai toni da campagna elettorale tanto da mettere per la prima volta Sergio Mattarella nel mirino. Nonostante il presidente abbia concesso 20 giorni al duo Salvini-Di Maio, ora il segretario della Lega, non si sa bene se a titolo personale o come incaricato premier della coalizione, chiede con forza un ritorno al voto già prima dell'estate. Settimana cruciale, quindi. Le aperture riportate a Mattarella dall'esploratore Roberto Fico si scontrano con le difficoltà interne del Pd e con dati concreti: ove mai la linea dell'accordo passasse in Direzione a maggioranza, un eventuale esecutivo targato M5s-Pd avrebbe pochissimi voti di margine (soprattutto al Senato) per governare con tranquillità. Un ritorno al voto prima dell'estate non è nelle ipotesi della realtà avendolo Mattarella sempre escluso sin da quando ancora nessuno lo chiedeva.
Cosa può allora accadere se fallisse anche la strada M5s-Pd? Un quadro politico così degenerato non lascia molti margini di manovra al presidente che certamente assumerà una sua iniziativa accompagnandola con un invito al senso di responsabilità. Ma è anche vero che in queste settimane lo spirito di compromesso non sembra aver penetrato le forze politiche. E su questa amara presa d'atto, che è nei fatti, il capo dello Stato si muoverà. In primis cercherà una figura terza che possa coagulare consensi e guidare un esecutivo il più largo possibile, un Governo di tregua appunto, che possa approvare la Legge di Bilancio 2019 e cambiare il Rosatellum per tornare al voto addirittura prima della primavera prossima. Quindi con uno scioglimento programmato subito dopo la Finanziaria, a fine dicembre. Al Colle sanno che tutto ciò non sarà facile visto che la coppia Salvini-Di Maio ha già chiesto a gran voce un ritorno al voto immediato. Quindi la possibilità di nuove elezioni a ottobre è alta. Ma anche qui il percorso è denso di incognite.
Difficile che sia Paolo Gentiloni a poter guidare questa fase e il ministro degli Interni Minniti a gestire il delicato periodo di campagna elettorale. Servirà anche qui un Governo e questa volta a ragione si potrebbe chiamare balneare. Un ulteriore interrogativo da non sottovalutare fa capolino: in che modo il presidente scioglierà le Camere una volta accertato che non si può costituire un Governo di legislatura e neanche un Governo di tregua? Niente impedirebbe a Mattarella di inviare il "suo" Governo - cioè il Governo di tregua - alle Camere. Sarebbe il Parlamento il posto giusto per vedere le carte. Se Lega e M5s confermassero la loro voglia di ritorno al voto dovranno farlo pubblicamente, con una assunzione di responsabilità di fronte al Paese. In quel caso voto ai primi di ottobre con il Rosatellum accertato che senza un Governo una sua modifica sarebbe impossibile.