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L'analisi / La settimana dal 30 aprile al 6 maggio

Colle, senza accordo avanti con Governo tregua

Fabrizio Finzi ROMA

6 MAGGIO - Serve un accordo con una maggioranza di Governo altrimenti il Quirinale compierà il suo passo per un Governo di tregua. Come ha sempre chiesto sin dall'inizio di questa interminabile crisi Sergio Mattarella rimane sulla sua posizione in attesa delle consultazioni di domani. Le ultime, dopo di che, senza novità, sarà costretto a intervenire. Naturalmente se si presentassero al Quirinale i partiti con un'intesa che prevede il nome del premier, la sua proposta di Governo di tregua verrebbe immediatamente riposta nel cassetto e si aprirebbe la possibilità di dare un incarico diretto che potrebbe aprire la strada di una rapida formazione del Governo. In attesa di capire se l'improvvisa accelerazione di oggi per un accordo Lega-M5s, come prospettata da Luigi Di Maio, darà i suoi frutti il capo dello Stato ragiona comunque sui prossimi passi in solitaria. Sergio Mattarella scalda i motori e in questa domenica di maggio lavora alacremente su due fronti.

Il primo, è la preparazione di quel Governo di tregua al quale è stato costretto dallo stallo politico. Un Governo di assoluta emergenza la cui alchemica composizione può essere determinante quando sarà il momento di presentarlo alle Camere per la fiducia. Il secondo scenario, determinatosi fulmineamente in questo fine settimana, si concentra sul rimaterializzarsi della possibilità di un Governo politico. Soluzione che probabilmente il Colle predilige pur con tutti i suoi limiti. Perchè è ormai molto probabile che un eventuale Governo di "tregua" andrebbe a schiantarsi in Parlamento visto che sia Di Maio che Salvini hanno a più riprese confermato che non gli daranno la fiducia. Consapevolezza acquisita dal Quirinale che in queste ore sta valutando se sia meglio mandare il Paese al voto in ottobre (con la certezza di andare all'Esercizio provvisorio) o provare le urne a luglio (con la certezza di essere poi accusato di favorire l'astensione).

Questa seconda soluzione darebbe almeno una chance al Governo, ove mai nascesse, di elaborare la legge di Bilancio del 2019. Teoricamente nessuna legge impedisce il voto a luglio ma basta guardare il calendario e si capiscono le difficoltà: la prima data tecnicamente possibile sarebbe quella di domenica 8 luglio. Ma la soluzione elettorale comunque la si declini proprio non piace al presidente che per questo motivo guarda con estrema attenzione a quest'ultimo tentativo in "zona Cesarini".

Mentre rimane l'assoluto riserbo sulla squadra del Governo di tregua che Mattarella sta elaborando, al Colle rimane solida la convinzione che sia in ogni caso indispensabile formare un Governo, anche solo per andare alle elezioni. Non hanno fondamento quindi le indiscrezioni - a volte pressioni - che continuano a ripetere che potrebbe essere Paolo Gentiloni a gestire il percorso elettorale. Il presidente - si ricorda al Quirinale - è un costituzionalista e un arbitro: non farà andare avanti un Governo politico come quello Gentiloni. Opzione tra l'altro esclusa dalle principali forze politiche che mal digerirebbero una campagna elettorale gestita da ministri di vario tipo targati Dem. Senza dimenticare che al Consiglio europeo di giugno qualcuno dovrà rappresentare l'Italia e a quel punto il presidente preferisce che sia una figura terza e di sua piena fiducia.

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